Dall’8 al 18 gennaio Chiara Casarico e Tiziana Scrocca portano in scena il loro coinvolgente lavoro fra le emozionanti musiche originali, interpretate da Rosie Wiederkehr, voce degli Agricantus
di Lilly Amato
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Roma, sabato 10 gennaio 2009 – Sono appena arrivate sul palco del Teatro Piccolo Jovinelli le Figlie di Sherazade, spettacolo presentato per la prima volta dalla compagnia teatrale "Il Naufragar m’e’ dolce" nel 2007 al Teatro dell’Angelo di Roma, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, e successivamente nei principali teatri italiani: al Palladium, al Museo Pigorini, all’Auditorium Santa Chiara, al Mads, al Festival intEURcultura, alla 14° Arci festa di Cremona, a Villa Gordiani, a Venezia per il Comitato Pari Opportunità della Regione Veneto, a Milano al Teatro Guanella, a Padova. Dall’8 al 18 gennaio 2009 "Le figlie di Sherazade, Raccontare per salvarsi la vita", scritto, diretto e interpretato da Chiara Casarico e Tiziana Scrocca, sarà al Piccolo Jovinelli di Roma con la prestigiosa partecipazione di Rosie Wiederkehr, la straordinaria voce degli Agricantus.
Il suo apporto canoro, in collaborazione con di Ruth Bieri, compositrice svizzera e fondatrice della prima scuola musicale femminile in Europa (a Zurigo), è la sintesi emozionale delle due storie narrate, con musiche composte appositamente. Le scene sono, infatti, inframezzate da un canto che rappresenta la voce dell’anima di tutte le donne, schiave della loro condizione. Un canto che è anelito di libertà, fiducia, possibilità di riscossa. Finalista al Premio Ustica 2007 per il Teatro di Impegno Civile e al Festival Internazionale di Lugano, Premio Radio Rai Microfono di Cristallo, spettacolo inserito nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità per Tutti, il suo successo ha prodotto anche il dvd contenente i brani della colonna sonora originale e i video di parti dell’opera, oltre che di storie di donne che raccontano le violenze subite e donne che lavorano nei centri di accoglienza per i diritti umani.
Si tratta di un doppio monologo, la storia nuda e cruda di due ragazze che vivono il dramma di un contesto umano limitante e violento, di una fuga obbligata e di un ritorno coraggioso, della sofferenza di sempre di un popolo. Tra le sculture di Nato Frascà, le donne raccontano, come fece "la madre" Sherazade, per salvarsi la vita, perché altre donne possano un giorno vivere in condizioni migliori. Per capire, al di là dei pregiudizi, il disagio che dipende dalla diversità di genere. E’ l’ennesima, fiduciosa testimonianza delle molteplici ineguaglianze presenti in ogni parte del mondo, dei diritti negati delle donne, ma allo stesso tempo un inno al valore della solidarietà e della concreta assunzione di coscienza. La voce si innalza come parola, condivisione, come canto, sfogo, lamento, speranza. Due storie esemplari: Aysha è una ragazza nata in Germania da genitori turchi, vive a Berlino, dove studia, lavora e s’innamora di un ragazzo tedesco. Ma i genitori hanno già deciso di darla in sposa al cugino, come vogliono i costumi del paese d’origine. Aysha vive i conflitti tipici dei figli di immigrati: non si riconosce nella cultura dei genitori e non può, né vuole sottostare alle loro regole. Inoltre, ha alle spalle una quotidianità fatta di soprusi, che la porta a scegliere la fuga: "Il mio nome comincia per A, sono tre mesi che organizzo la mia fuga… forse mia madre non sa cos’è l’amore… ho paura di finire uccisa da mio padre per aver disubbidito e allora decido di scappare".
La scenografa Franca D’Angelo ha scritto: "Nella magia delle Mille e una notte, lo spettatore diventa co-protagonista, nel gioco di rimandi delle due storie, in cui Aysha e Zoya non sono personaggi, ma persone, accomunate, oltre le culture, da quella fragilità dell’essere che ricorda il valore dell’umano sentire". E risuona ancora forte la notizia, di ormai più di due anni fa, della ragazza pakistana, Hina Salem, uccisa dal padre a Brescia, sgozzata perché rivendicava i propri diritti. ActionAid e Fondazione Pangea Onlus sono impegnate da anni a favore dei diritti delle donne e contro ogni forma di discriminazione e violenza, presenti perfino nel più evoluto contesto sociale.