Roma, venerdì 1 giugno 2018 – È tornato l’appuntamento del Primavera Sound di Barcellona. 300 ore di musica no stop, 15 palchi e più di 200 concerti in 5 giorni. Dal 30 maggio (giornata inaugurale ad ingresso gratuito) al 3 giugno si è ballato con la musica del Parc del Fòrum, a due passi dalla spiaggia e dai suoi tramonti. Da 18 anni il festival di musica attrae tutto il mondo nella calda Barcellona. Ciò che lo rende un evento unico per gli appassionati è la ricchezza dei suoi concerti, con numerosi palchi sui cui si esibiscono gli artisti più noti, ma anche quelli emergenti, offrendo al pubblico un sound indimenticabile di pop, rock, dance e hip hop. Pixies, Arcade Fire, Queens of the Stone Age, The National, Neil Young, Radiohead, sono solo alcuni dei tanti artisti che hanno suonato al festival in questi anni. Quest’anno, invece, tra i nomi – line up diffusa il 29 gennaio –, ci sono stati: Arctic Monkeys, A$ap Rocky, Nick Cave, Bjork, The National, Beach House, Tyler the Creator, Vince Staples, Haim, Cigarettes After Sex, The Breeders, Grizzly Bear, Public Service Broadcasting, The Internet, Belle and Sebastian.
Organizzare uno dei festival di musica più famosi in Europa non è certo un gioco da ragazzi. Lo sa bene Alberto Guijarro Rey, uno dei creatori del Primavera Sound, che ogni anno in conferenza stampa ricorda quanto sia fondamentale, per la riuscita di un evento di tale portata, il sostegno degli sponsor. Heineken presta il nome al principale palco del Parc del Fòrum. Malgrado le più comuni difficoltà logistiche, il Primavera Sound è musica live allo stato puro e riesce a stupire, forse anche a far sognare, il pubblico, senza mai deludere le attese. Lo sappiamo, la musica è parte della nostra vita e ci fa stare bene, come racconta Pedro Pereira, un amico romano di origini portoghesi, che a Barcellona è arrivato in macchina, nonostante il volo prenotato giorni prima, purtroppo cancellato all’ultimo momento. Gli ho chiesto cosa ha provato nel vivere quest’esperienza insieme alla sua crew, soprattutto dopo aver affrontato un viaggio on the road di 14 ore. “Abbiamo vissuto il festival dopo 36 ore svegli per via del lungo viaggio. Seguire tanti concerti e raggiungere più palchi ci ha portato a correre di qua e di là, ma la musica e l’atmosfera del posto ci hanno ripagato con un’energia straordinaria”, ha risposto Pedro.
Secondo una ricerca realizzata da Patrick Fagan, docente associato di scienze comportamentali alla Goldsmiths University of London, assistere ad un concerto per almeno 20 minuti aumenta il nostro benessere del 21%. Perché non dargli ascolto.
Laura Marti