Roma, venerdì 10 agosto 2018 – Immerso nella natura di una delle regioni più verdi d’Italia, a breve di stanza da Montone, elegante e affascinante borgo italiano che attira visitatori da tutta Europa, c’è l’Agriturismo Monte Valentino. Situato a circa 600 metri di altezza su una collina che ospita altri casali e appezzamenti, la struttura ricettiva è una splendida realtà attiva dal 2002, che domina placidamente la vallata sottostante.
I proprietari Fabrizia Gargano e Nicola Polchi sono una coppia felice, che hanno costruito e rimesso in piedi quello che era un casale abbandonato da tempo, ma al quale guardavano come dimora e attività lavorativa. Acquistato alla fine degli anni 80 dal padre di Fabrizia, architetto e costruttore romano, oggi l’Agriturismo Monte Valentino ha quattro ampie camere e può ospitare fino ad un massimo di 10 persone. A queste si aggiungono le camere dell’altra struttura ricettiva di Cai Burroni, a pochi chilometri di distanza, sempre nel comune di Pietralunga, e aperta qualche anno fa. Entrambe ospitano per un buon 70% turisti stranieri, provenienti per la maggior parte da Belgio e Olanda, a cui si affiancano tedeschi e americani. Un po’ meno gli inglesi, che da quando sono state avviate le pratiche per la Brexit hanno ridotto la loro presenza nei paesi di area euro. Il restante 30% sono turisti italiani provenienti dall’Emilia Romagna e dal Veneto. «Ci sono famiglie, – spiega Nicola -, che da anni tornano ogni estate a passare alcuni giorni di vacanza qui da noi. Si sono affezionati a questa pratica di vita lenta e meno stressante di quella che vivono ogni giorno».
Il tempo di permanenza medio è di una settimana. «In questo modo c’è la possibilità di visitare i paesi intorno a Monte Valentino – spiega Fabrizia -, come Gubbio, Montone, Pietralunga, Spello e gli altri comuni medievali dell’Umbria e dell’Italia Centrale». Con tre ore di macchina è possibile arrivare a Lucca e in meno di un’ora ci si può affacciare sull’Adriatico. È possibile fare escursioni turistiche, lunghe passeggiate nei boschi, equitazione, ciclo bike, gite in barca a vela sul Trasimeno, a mezzora di distanza, rafting in Valnerina per gli amanti degli sport estremi. «In genere, se sono sportivi, vengono già attrezzati. È vero però che la maggior parte di loro vuole soprattutto riposarsi – aggiunge Fabrizia -. Sono persone che amano la campagna, ma vivono in città. Spesso, se vengono dalle Fiandre, dal Belgio o dall’Olanda, sono affascinati dal paesaggio collinare, del tutto assente in quei luoghi. Alcuni passano quasi tutto il tempo qui da noi, in piscina o facendo brevi passeggiate. Trovano il nostro agriturismo molto rilassante. Ogni camera è dotata di cucina, per cui possono gestirsi in autonomia. La colazione invece la facciamo tutti insieme con i nostri prodotti della terra».
Monte Valentino è infatti anche un’azienda agricola, che offre prodotti a chilometro 0. Anzi nasce prima come azienda agricola, per poi scoprire la sua vocazione ricettiva. Produce da sempre grano duro e grano tenero, che conferisce ad un mulino locale, e semi di girasole. Da un paio di anni ha realizzato un orto di 5000 metri, le cui coltivazioni sono destinate al consumo interno e a quello esterno con conserve e pelati. Sono state impiantate varietà antiche di mele, susine, ciliegie, fichi, nespole e pere, «questo perchè l’azienda è biologica da sempre e queste varietà sono più resistenti ai parassiti rispetto a molte selezioni odierne – sottolinea Nicola». A Cai Burroni, invece, si produce il tartufo. In totale Fabrizia a Nicola si occupano di gestire 50 ettari, molti dei quali boschivi.
La coltivazione principale però sono le visciole, una ciliegia acida e succosa da cui si ricava il Sollucchero. Si tratta di un vino liquoroso da fine pasto, conosciuto anche con il nome di Visner. Producono circa 4 mila bottiglie l’anno raccogliendo a mano le visciole e da circa 500 piante disposte su 5 diversi appezzamenti. Stiamo parlando di circa 2 mila litri di succo di visciole che poi viene vinificato con lieviti selezionati. «La nostra ricetta è di famiglia e risale ad un’intuizione del mio bisnonno farmacista nei primi del 900 – racconta Nicola -. Le visciole si raccolgono ai primi di luglio. Il processo completo di vinificazione e di imbottigliamento finisce a gennaio, ma si devono aggiungere circa 6 mesi di affinamento in bottiglia prima della vendita. Il Sollucchero raggiunge i 15 gradi e un buon bilanciamento tra note acide e note dolci. È un prodotto da fine pasto. Da poco abbiamo introdotto l’edizione Riserva, circa 500 bottiglie, che viene affinato in rovere e perde i sentori di frutta fresca in favore di una maggiore rotondità di gusto. È così abbinabile anche ai formaggi».