Roma, martedì 19 aprile 2011 – “Chiudete gli occhi, lasciatevi trasportare dalla musica” dice Siddhartha Prestinari verso il pubblico, nei panni di Bruna l’anziana governante di Maria Callas mentre gira per il salotto tra musica, foto e ricordi diventati emozioni. Compare in scena con capelli bianchi raccolti a retìna, camminando a passo stentato. Offre del tè ed inizia il suo trascinante monologo. Con maglione scuro, calzettoni, pantofole e lunga gonna oltre il polpaccio, in abbondante trucco di senilità, dice ai presenti che la Signora sarà felice di riceverli. “Il camerino è un luogo magico…ed io ero lì” ci rivela con tono velato di nostalgia mentre irrompe in scena una registrazione d’epoca con la voce originale della Callas. Sembra di vedere la Divina cantare in abito lungo sempre elegantissima con capelli raccolti a chignon, parure ed orecchini brillanti, occhi allungati dal trucco su un mitico volto ispirato e colmo d’intensità drammatica, a metà tra il sorriso ed il pianto. Uno sguardo teatrale accompagnava la sua voce che incantava e sorprendeva mentre la Regina della Lirica lentamente abbracciava sé stessa ed i presenti in un meraviglioso canto. In lei un timbro particolare si univa ad una notevole capacità di estensione vocale. Un talento fuori dal comune derivante da notevoli doti canore, con virtuosismi di coloratura, e magnetiche capacità interpretative in stile teatrale.
“L’amore è quella luce che riesce ad illuminare solo l’oggetto amato, il resto è ombra” dice la brava attrice nei panni di Bruna con lunghe pause, respiro affannoso e battendo lungamente le palpebre quasi ad assentarsi col pensiero. La Prestinari, attraverso le amorevoli parole della devota governante ci conduce al di là del mito nella vita di un essere umano sofferente, preda di un amore malato. Una donna portatrice di una grazia particolare che sconfina nella fragilità. Oltre le attenzioni del pubblico la Callas è una donna bisognosa d’affetto che vive in costante attesa di un uomo che la fa soffrire poiché forse non l’ama abbastanza. Si tratta di Aristotele Onassis il ricchissimo armatore greco che lei conosce a Parigi nel 1958 in occasione di un suo celebre concerto. Quell’incontro cambia le sorti della cantante lirica più famosa del mondo. S’innamorano ma la gioia sarà breve. In seguito alla passione per quest’uomo la Callas ha un crollo psicofisico, la voce perderà d’intensità e sarà costretta persino ad allontanarsi dalle scene. “Bruna è l’inizio della fine della mia carriera” dice la governante con voce rotta dal pianto, riferendo le parole della Callas al ritorno da un concerto. Purtroppo al di là del mito la sua vita è tragedia allo stato puro. Onassis la umilia ed il loro amore distruttivo la conduce al declino.
Ma nel concerto ad Epidauro del 1960, la Divina effettua una performance strepitosa che le fa decretare un tripudio di applausi su un auditorio di venticinquemila persone segnando l’apice della sua carriera. In esso lei riesce di nuovo a trasportare sé stessa ed il pubblico in un’altra dimensione. “Il pubblico è ingrato, oggi ti osanna e domani si dimentica di te” dice la Prestinari nei panni della governante che pronuncia le parole della Callas. Maria già umiliata dalle avventure di Onassis, perde un figlio, e viene tradita in pianta stabile da lui che giungerà persino a sposare un’altra donna, Jacqueline Kennedy. “La felicità non fa parte del mio destino” dice la governante addolorata con le parole della Callas. Una sera la Divina per il forte dispiacere esagera col sonnifero ed i giornali romanzano su un presunto tentato suicidio. In seguito a ciò giunge un mare di fiori e lettere di ammirazione. “È la prima volta che ricevo tanti fiori senza aver cantato” dice Madame con spirito straordinario. Dopo la morte di Onassis la Diva passa ore a pregare per la sua unica ragione di vita. “È da allora che io le dico di reagire” dice la governante come se la Callas fosse ancora lì. “Ogni volta che la sento cantare dimentico tutto…La sento cantare ogni giorno sai! Perché non posso accettare che lei…”, qui la Prestinari dopo una voce rotta dal pianto si strugge in un lungo silenzio mentre parte la registrazione originale della Callas in un forte acuto.
La mattina del 16 di settembre del 1977 la Callas pronuncia le sue ultime parole:”Bruna sono stanca, non voglio mi vedano così, mi fido solo di te”. La Prestinari nei panni della governante piangente dice: “La resi bellissima, come mi aveva chiesto, ma non son più riuscita a condurre la mia vita, rimasta incatenata ai ricordi”. Pier Paolo Pasolini disse della Callas che quello che lo affascinava di più in lei era la violenza del sentimento, in quanto lei era incapace di provare sentimenti piccoli e meschini. Ecco forse vorrebbe essere ricordata così…nella sua grandezza d’animo. Brava Siddhartha Prestinari nel cimentarsi in un testo complesso, in cui l’espressività dell’attore è ancorata al tono vocale, e ad una mimica facciale limitata in quanto narrazione delle azioni di altri personaggi. Il ritmo è avvincente, i movimenti del corpo dell’attrice sono in linea col narrato, sembra che lei stia vivendo la sofferenza e non offrendone un’interpretazione. L’attrice si cala nel personaggio con partecipazione, trasferendo ad un pubblico commosso una forte carica emozionale. La Prestinari è un’attrice dotata di un buon stile drammatico ma anche di brio comico che le consente di dare il ritmo giusto alla pièce teatrale, esibendosi in notevoli variazioni stilistiche e contrasti dinamici.
La drammaturgia scaturisce dal racconto del conflitto tra i personaggi della vicenda e la molla senza tempo è quella dell’amore perduto. Ottima la regia di Ilza Prestinari nel creare una particolare atmosfera emotiva che sfocia in poeticità. Un modo differente di fare teatro, dialogando col pubblico all’interno di un fascinoso museo per renderlo partecipe delle nostre stesse emozioni. La regista valorizza il testo e rende attraverso quadri di scena ad effetto la fragilità dei personaggi nel loro non saper affrontare la propria vita.