Giorni di turbamento per la comunità ebrea e la Santa Sede in seguito alle dichiarazioni del neo-"riabilitato" vescovo Richard Williamson contro la verità dell’Olocausto
di Lilly Amato
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Roma, giovedì 29 gennaio 2009 – Sono giornate dolorose per i rapporti tra la Chiesa cattolica e la comunità ebraica. Richard Williamson, vescovo britannico e membro della fraternità San Pio X, scomunicato da Giovanni Paolo II nell”88 perché consacrato senza mandato pontificio dall’arcivescovo Marcel Lefebvre con un atto che la Santa Sede considerò scismatico, ha ottenuto la remissione della scomunica da Benedetto XVI lo scorso 24 gennaio, insieme agli altri tre vescovi ultratradizionalisti seguaci di Lefebvre. Le sue dichiarazioni negazioniste della Shoah sono state rilasciate proprio in concomitanza della revoca della scomunica. Williamson ha negato l’esistenza delle camere a gas nei lager e l’uccisione di sei milioni di ebrei, innescando nei giorni caldi della Memoria dell’Olocausto la polemica tra Chiesa e comunità ebraica.
Dalla Conferenza Episcopale della Svizzera, dove i lefebvriani sono numerosi e dov’è la sede principale della fraternità San Pio X, è arrivata la dichiarazione che "la revoca della scomunica, nella dottrina della Chiesa, non è la riconciliazione, né la riabilitazione, ma l’apertura del cammino verso la riconciliazione. E’ il punto di partenza per un dialogo necessario sulle ragioni del dissenso". I lefebvriani hanno chiesto perdono per le affermazioni del vescovo Williamson, in una lettera firmata da monsignor Fellay, superiore della San Pio X, che ha imposto al vescovo la consegna del silenzio. Ma, sulla scia del conflitto, si mostrano indignati per la preghiera che Benedetto XVI ha fatto nella moschea blu di Istanbul nel 2006, dando appuntamento per sabato prossimo a Rimini ad una conferenza aperta a tutti. Non solo: un sacerdote, don Floriano Abrahamowicz, ribadisce le dichiarazioni di Williamson, ovvero che "le camere a gas sono state usate per disinfettare", facendo supporre l’esistenza, all’interno dei lefebvriani, di una frangia che vuole boicottare il ritorno alla Chiesa Cattolica.
Benedetto XVI ha ammonito: "Mai più la violenza umili la dignità dell’uomo. I lefebvriani riconoscano il Vaticano II", richiamando al rispetto del Concilio che gli ultratradizionalisti hanno sempre contrastato. Il Papa ha detto no al negazionismo e mostrato piena solidarietà ai "fratelli ebrei": "L’Olocausto rimane un monito contro ogni oblio e negazionismo. Auspico che la memoria della Shoah induca l’umanità a riflettere sull’imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo. La violenza contro un solo essere umano è violenza contro tutti". I rabbini israeliani hanno dunque accolto con sollievo le sue parole, ma ora reclamano il mea culpa di Williamson. Nel tentativo di mediare, l’ambasciatore israeliano ha affermato: "Il Papa è benvenuto in Israele. Non vedo motivi d’inciampo alla visita non ancora ufficializzata che dovrebbe svolgere a maggio". La diocesi di Ratisbona ha messo al bando il vescovo lefebvriano che non può più, da ieri, frequentare i luoghi di culto cattolici della città.
Ma la situazione è tristemente conflittuale anche al di fuori della sfera religiosa. Come risulta da recenti dati statistici, ben il 44% degli italiani mostra pregiudizi verso gli ebrei. A Roma un gruppo ha chiesto di boicottare i commercianti ebrei e in Olanda due deputati socialisti hanno inneggiato ad Hamas e alle camere a gas, mentre i fondamentalisti islamici negano la Shoah e vogliono la distruzione di Israele. La strada della riconciliazione sui diversi fronti aperta dal Sommo Pontefice sembra portare ostilità e dissidi interni, a conferma di quanto sia ardua e richieda tenacia e coraggio la scelta della pace.