Roma, venerdì 15 luglio 2011 – “Occorre creare dei ponti tra chi fa musica e chi la fruisce. Quell’artistico non è un atto di consumo, ma uno strumento di conoscenza, che passa attraverso le emozioni” afferma Paolo Baratta. “Meno strumenti si hanno per capire e meno si è liberi, poiché si può esser manipolati” rincalza Francesconi. Lo scorso 6 di luglio a Roma presso l’ex chiesa di S.Marta in Piazza del Collegio Romano ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione del 55° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia. In quest’occasione Paolo Baratta, presidente della Biennale, e Luca Francesconi, direttore del Festival di Musica Contemporanea, hanno svelato le vere ragioni del Festival: offrire nuove opportunità agli artisti. “L’idea guida è quella di dar spazio anche ad artisti che non omologandosi al dictat (modernista) del proprio tempo, non trovano spazio all’interno della rassegna musicale contemporanea” dichiara Francesconi e prosegue affermando che a fronte dell’odierno passaggio epocale, di conflitto tra la cultura occidentale tradizionale e la nuova cultura del Web con il conseguente mutamento nel modo di fare musica sulla base anche dell’introduzione di moderne tecnologie, il compito degli artisti è quello di selezionare il meglio del grande retaggio culturale del passato per tramandarlo alle nuove generazioni, anche attraverso un linguaggio differente.

I giovani artisti per poter avere a riferimento la qualità, devono essere posti in condizione di discernere tra il valore della tradizione e quello della modernità. Ogni nuova tecnologia reca con sé un cambio di marcia al sapere, ma non ha senso cancellare il gran retaggio culturale del passato. “Non va bene la chiusura della musica contemporanea in compartimenti stagni. Le persone devono sentirsi libere di pensare, solo così avviene il miracolo della creatività”. Francesconi prosegue dicendo che per discernere la qualità non dev’esserci appiattimento, e la prima condizione perché ciò abbia luogo è la possibilità di avere risorse, mezzi e libertà di espressione. Venezia attraverso la Biennale è divenuta un laboratorio d’arte permanente in cui si auspica che la cultura occidentale sappia integrarsi con le altre culture del mondo, evitando di buttare al macero secoli di storia in nome della modernità. “Mutanti” è il titolo di quest’edizione per richiamare l’attenzione sul fatto che stiamo assistendo ad una sorta di mutazione genetica della cultura occidentale, un qualcosa che finisce per diventare altro, ma altro cosa? Si tratterà di esclusione o di condivisione?

L’arte, proprio per il grande valore culturale che risiede in essa, dovrebbe essere lo spazio dell’identità condivisa. Ognuno, pur essendo depositario di un dato patrimonio culturale legato al proprio territorio d’origine, dovrebbe contribuire ad una nuova dimensione sociale globalizzante e trasformare la propria esperienza in nuovi significati simbolici per creare condivisione tra il sé e la realtà circostante. L’estensione dei sensi che avviene attraverso le nuove tecnologie, dovrebbe indurci ad estendere il nostro sapere e non a relegarlo in determinati confini. Non c’è solo la spettacolarizzazione, ma l’arte va intesa quale veicolo dei valori derivanti dalla memoria collettiva. In ultima istanza il faro della cultura non è il singolo retaggio culturale, ma è la singola persona umana con le sue scelte d’integrazione e reciprocità.

La Biennale Musica apre con l’orchestra sinfonica migliore del mondo, la SWR Sinfonieorchester Baden-Baden und Freiburg, in una sorta di omaggio e di riflessione nei confronti della cultura occidentale. Negli otto giorni di programmazione, dal 24 di settembre al 1 di ottobre 2011, il Festival di Musica Contemporanea, darà spazio a 76 compositori, a più di 80 brani, tra cui 27 novità, oltre a 20 appuntamenti tra concerti, laboratori ed incontri conditi con installazioni e performance audio-visuali di sicuro effetto. Il Festival prende il via il 24 di settembre al Teatro alle Tese con le performance dell’ungherese Peter Eötvös, compositore fra i più richiesti e direttore d’orchestra ai massimi livelli e della grande orchestra SWR Sinfonieorchester Baden-Baden und Freiburg. Il concerto rende omaggio ad Eötvös che nel corso della serata riceverà il Leone d’oro alla carriera, ma anche alla tradizione musicale ungherese, attraverso l’ascolto di brani di Béla Bartòk, fautore del connubio tra musica popolare e musica concertistica, di Eötvös e del compositore russo I.F.Stravinskij. Oltre a render omaggio ad orchestre di prestigio il Festival pone l’accento su formazioni giovanili e su nuovi nomi del panorama musicale internazionale.

La Biennale che dallo scorso anno ha istituito il Leone d’argento per premiare le nuove generazioni, nel 2011 assegna tale riconoscimento all’ensemble milanese di recente formazione RepertorioZero. Si tratta di un quartetto d’archi elettrico d’eccezione che alterna nuove composizioni a brani noti del repertorio musicale contemporaneo. Le novità del gruppo sono a cura del fine compositore Jean Francois Laporte, che fonda la sua arte sulla sperimentazione e sull’invenzione di nuovi strumenti ed inedite installazioni sonore, e dei talentuosi trentenni Carlo Ciceri ed Andrea Agostini realizzatori di musica elettronica e per ensemble strumentali amplificati. Il pubblico del Festival avrà modo di ascoltare le splendide performance della recente formazione denominata Studio for New Music Moscow, nata in seno al Conservatorio di Mosca attraverso l’unione di giovani orchestrali e compositori, che rappresenta il primo gruppo di musica contemporanea dell’Unione Sovietica (29 settembre). Il suo repertorio spazia tra l’avanguardia russa del 1920 e composizioni di autori contemporanei. In tale ensemble accanto ai grandi nomi di Vladimir Tarnopolski e di Faraj Karaev, avranno l’opportunità di esibirsi esordienti trentenni. Il celebre direttore d’orchestra Tarnopolski, fondatore del gruppo, è realizzatore di pezzi musicali per alcune delle più importanti orchestre del mondo, mentre Karaev è uno dei maggiori compositori dell’Unione Sovietica.

Il Festival di Musica della Biennale ospiterà anche le performance dell’IRCAM di Parigi (30 settembre), il maggior centro di ricerca sul suono, con due concerti ed un nucleo di laboratori per mostrare ai giovani compositori un innovativo metodo di lavoro basato sui più avanzati programmi di scrittura musicale al mondo (28 settembre). Sempre nell’ottica della valorizzazione delle migliori energie creative, andrà in scena anche un’opera auto-prodotta dagli studenti del celeberrimo conservatorio musicale veneziano denominato Conservatorio Benedetto Marcello (29 settembre). Oltre all’Orchestra del Teatro La Fenice, partner del Festival, ed all’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, tornerà ad esibirsi alla Biennale la FVG Mitteleuropa Orchestra, diretta da Andrea Pestalozza, uno fra i più attivi interpreti di musica contemporanea.

L’odierno Festival di Musica reca in scena inoltre ensemble dinamici che contribuiscono al rinnovamento del mondo concertistico: Sentieri Selvaggi, ensemble formato dall’unione tra alcuni dei migliori musicisti italiani e realizzatore anche di spettacoli di teatro musicale (28 settembre); l’Ictus Ensemble di Bruxelles che porta in scena autori inediti o di anomalo repertorio accompagnati da un abile ingegnere del suono, il belga Alexandre Fostier, per una musica non solo da ascoltare ma anche da osservare (1 ottobre); l’ensemble fiammingo Hermesensemble, che reca in scena una produzione di teatro musicale in forma di concerto, a cura del compositore Wim Henderickx e del poeta Peter Verhelst. Geblendet è un lavoro sperimentale di teatro musicale in cinque atti che la Biennale condivide con Musik der Jahrhunderte Stuttgart e Musicadhoy di Madrid nell’ambito del Programma Cultura dell’Unione Europea (30 settembre). Lo splendido pianista e compositore francese Michael Levinas effettuerà un concerto solista su pagine di Beethoven presso la Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian (26 settembre). Il musicista e performer Pietro Pirelli nei primi due giorni realizzerà uno spazio d’interazione musicale tra il festival ed il suo pubblico. Trasformerà il Teatro alle Tese in un grande strumento musicale, un’Arpa di Luce che al passaggio del pubblico provocherà effetti visivi e sonori, proiettando fasci di laser tra le colonne cinquecentesche del Sansovino.

Al Portego di Ca’ Giustinian verrà invece sistemata l’istallazione Aura in Visibile.2, opera del compositore Luigi Ceccarelli, composta da un pianoforte a coda che sollecitato da eccitatori meccanici collegati ad un computer, diventerà ambiente sonoro generando un inedito timbro musicale dal vivo. A metà festival avrà luogo l’interessante confronto tra lo scrittore Alessandro Baricco ed il sociologo Mauro Magatti sul tema dei “Mutanti”, mentre a fine festival gli spettatori potranno banchettare sulle ceneri della cultura occidentale, in una sorta di “Vogata rituale”. Si tratta di un percorso teatrale in battello a remi impreziosito da un ricco accompagnamento musicale, ideato da Francesconi, per onorare la memoria dei grandi personaggi che hanno fortemente contribuito alla creazione del patrimonio artistico dell’Occidente.

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