Roma, lunedì 29 agosto 2011 – Le prime indiscrezioni cominciano a filtrare su quello che sarà il possibile testo dell’accordo tra Lega e Pdl (sembra che i famosi Responsabili non abbiano voce in capitolo. Proposte tra le loro file non risultano pervenute. Alzeranno la mano e daranno la fiducia come sempre). Tra le ipotesi innalzamento di un punto dell’Iva, già tra le aliquote più alte in Europa, ma per i beni di lusso. Tassa di solidarietà solo per i redditi oltre i 200 mila euro annui. Patrimoniale anti evasione, che sarà applicata dopo un attento studio tra le dichiarazioni dei redditi e il tenore di vita, e quindi entrerà in vigore, puoi presumere, l’anno prossimo. Stop al taglio di tutte le Province e allo scioglimento dei comuni al di sotto di una certo numero di cittadini, anche se quelli più piccoli dovranno consorziarsi per la gestione di alcuni servizi. Stop per il momento anche alla riforma delle pensioni e dell’innalzamento dell’età pensionistica.
Come puoi capire si tratta di una manovra quasi inutile. Priva di interventi strutturali tali da cambiare il trend negativo della spesa pubblica. Nessuna liberalizzazione. Nessun intervento sui costi della politica. Nessuna lotta all’evasione fiscale, il vero cancro del sistema Italia. Ma soprattutto resta in piedi il dogma berlusconiano: non intervenire con tasse di scopo sull’elettorato di riferimento e non intaccarne gli interessi. Da dove verranno fuori quindi i fondi necessari per le correzioni richieste da Bruxelles? Pagheranno i soliti noti. I lavoratori dipendenti, il ceto medio basso e tutti coloro che hanno sempre con correttezza dichiarato il vero e pagato l’ingiusto. Si tratta di una manovra economica che va contro l’Europa e che rischia di destabilizzare l’area euro. Per la Lega va bene così, da sempre contro l’Unione Europea. Per Bossi non si doveva entrare nella moneta unica, figurati adesso rispettare le imposizioni della Bce.
Ma è una manovra che va anche contro il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, che in più occasioni aveva chiesto di trovare la più ampia convergenza tra le forze politiche, per un intervento economico autorevole finalizzato a salvare l’Italia. Quanto proposto dal PD, dalle altre forze politiche, dalla società civile (leggi Montezemolo) e dalle associazioni di categoria Confindustria e sindacati non è stato preso in considerazione. È anche una manovra contro gli italiani e l’interesse generale della nazione. Chi evade, grande o piccolo evasore che sia, evade anche l’Iva. Se quando vai dal dentista, o quando chiami l’idraulico hai la possibilità di scegliere di pagare il conto senza i costi aggiuntivi dell’Iva, è chiaro e quasi fisiologico che lo fai. Così in una sola volta evadi l’imposta (al 20 o al 21% che sia) e permetti a chi incassa di rendere opaco il suo reddito agli occhi dello Stato. Pagherai l’Iva su luce, acqua, gas, utenze telefoniche e via dicendo. Quale beneficio allora ha raggiunto il Governo? Niente ha fatto cassa, perché è questo che deve fare, ma non ha intaccato alla radice i problemi che affliggono l’Italia.
A questo punto se i punti dell’intervento, con qualche lieve ritocco da parte della Lega, che detiene da sempre la golden share delle questioni economiche, saranno questi non c’è dubbio che la paternità della manovra sarà ben chiara. Al contrario di quello che ha affermato il Segretario del Pd Bersani, i padri nobili di questo nuovo, inutile intervento vessatorio nei confronti degli italiani (perché prende e in cambio non offre servizi e miglioramenti delle condizioni di vita dei cittadini) saranno Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. I due gemelli della politica romana, uniti in maniera indissolubile nel tramonto di carisma e di leadership che li accomuna, affossano l’Italia per nascondere le loro mancanze e incapacità. Entrambi sono fallimentari. Dov’è il federalismo? Dove sono il milione di posti di lavoro, l’innalzamento delle pensioni minime, la minore pressione fiscale? Chiacchiere gettate al vento.