Milano, giovedì 6 ottobre 2011 – Greenpeace ha presentato oggi in conferenza stampa a Milano il rapporto “SIN Italy: la bonifica dei siti di interesse nazionale”, una rassegna sulle troppe questioni aperte nelle aree da bonificare italiane. Durante la conferenza, con il rapporto “Il mistero dei rifiuti scomparsi” sono stati resi pubblici gli ultimi aggiornamenti delle  indagini sulla bonifica in corso alla ex Sisas di Pioltello-Rodano. Questo è un esempio lampante della situazione attuale dei Sin e dell’inadeguatezza della gestione emergenziale. Dopo aver documentato le irregolarità e i mancati trattamenti nella gestione dei rifiuti tossici esportati in Spagna, Greenpeace solleva interrogativi sui quantitativi, la classificazione dei rifiuti movimentati e sui siti di smaltimento finale. L’indagine in corso da parte della Procura della Repubblica di Milano per una presunta tangente di settecento mila euro e le ipotesi di declassamento dei rifiuti per risparmiare sui costi della bonifica non fanno che confermare, secondo Greenpeace, la necessità di soluzioni diverse da quella emergenziale.

Oggi in Italia le aree da bonificare sono moltissime: cinquantasette di esse, le più pericolose, sono classificate come “Siti d’interesse nazionale” (Sin). Tra aree marine, lagunari, lacustri e aree terrestri, ricoprono il tre per cento del territorio del Paese. I Comuni inclusi nei Sin sono oltre trecento, per un totale di circa nove milioni di abitanti. Proprio quando i dati sul pesante impatto sanitario della mancata bonifica di queste aree cominciano a essere accessibili, le risorse finanziarie destinate dal governo alle bonifiche sembrano dileguarsi, aprendo la strada a gestioni emergenziali e ipotesi di “condono”, come quella introdotta dall’articolo 2 della legge 13/2009, che portano a “scorciatoie” pericolose per salute e ambiente.
«Greenpeace – afferma Federica Ferrario, che ha condotto la ricerca per l’associazione no profit – si oppone fermamente a qualsiasi ipotesi di condono per i danni causati finora dai Sin e dalla loro mancata bonifica. Si tratta di una strage che deve essere fermata. La concessione di un condono tombale agli inquinatori è inaccettabile, soprattutto per i cittadini coinvolti». Greenpeace ritiene che le bonifiche possano favorire ricerca e innovazione, creare occupazione e salvaguardare territorio e salute umana. «Per trasformarle da problema a opportunità – afferma ancora Federica Ferrario –  ci sono però alcuni passaggi obbligati: la fine della gestione emergenziale, l’abolizione dell’articolo 2 della legge 13/2009, un piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati a efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie da parte del Governo e soprattutto un confronto aperto con le rappresentanze di cittadini, sindacati e associazioni ambientaliste».

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