Roma, mercoledì 2 novembre 2011 – E’ stato fatto un gran balzo in avanti nella battaglia contro il cancro dal lontano 1986, anno in cui il biologo Renato Dulbecco – premio Nobel per la medicina nel 1975 – avanzò l’idea di decifrare il codice genetico per giungere a debellare le neoplasie. La genetica ha dato un grande contributo alla ricerca, ed all’oggi grazie ad una diagnosi precoce, è possibile abbattere di molto il tasso di mortalità per tumore. Sebbene su una popolazione pari a circa 61 milioni d’individui, ad una percentuale del 3,7% d’italiani viene diagnosticato un cancro, un terzo di essa all’oggi guarisce. L’11 novembre prossimo avrà luogo la “Giornata per la Ricerca sul Cancro”, indetta dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), finanziatrice sin dalla metà degli anni Sessanta di grandi progetti d’indagine. È un’occasione per sensibilizzare sul tema in cui verrano presentati i risultati ottenuti finora a livello internazionale e verrà chiesto un aiuto concreto alla popolazione civile a sostegno della ricerca in campo oncologico. Ma nonostante l’odierno incentivo a diagnosi sempre più personalizzate, vari istituti di ricerca polemizzano per l’eccesso di test diagnostici su pazienti sani. Un test sconsigliato da alcuni istituti di ricerca americani nel caso di uomini in buona salute è quello dell’antigene prostatico specifico, un enzima prodotto dalla prostata la cui proliferazione è rivelatrice di patologie, in quanto risulta che gli esami relativi al PSA possono nuocere alla salute.
Per l’U.S. Preventive Service Task Force (PSTF) questa tipologia di esami talvolta può persino condurre ad infezioni, incontinenza o conseguenze ancor più negative. Il 9 di marzo dello scorso anno in un’intervista rilasciata al New York Times, lo stesso inventore dell’indagine sul PSA, il professor Richard J. Ablin ha ammesso pubblicamente l’inaffidabilità del suddetto test, considerato sin dagli anni ’70 strumento imprescindibile. “Persone con un alto valore di PSA possono essere del tutto sane” ha dichiarato il professore ai microfoni del noto quotidiano statunitense, invitando i medici a limitare le prescrizioni ai soggetti cui era già stata rilevata la malattia. Il professor Umberto Veronesi riafferma la validità della diagnosi precoce quale valido mezzo per rilevare in anticipo la malattia e ridurre l’incidenza dei decessi. Per il noto direttore dell’Istituto Europeo di Oncologia bisogna perseguire un criterio equilibratore tra l’appropriato utilizzo dei test clinici ed il rischio d’invasività diagnostica. La scienza persegue nella ricerca delle più avanzate tecniche di screening che consentano rilevazioni tumorali a livello infinitesimale. La Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) fornendo la mappatura dei processi funzionali all’interno del corpo si è rivelata un valido strumento per l’osservazione dell’attività dei tumori. In conclusione grazie a tecniche innovative d’indagine scientifica, quali la diagnostica per immagini, la postgenomica, la farmacologia e quant’altro oggi è possibile sopravvivere a molte tipologie di tumore.