di Federico D’Andrea
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Non basta ai giudici questa motivazione, né quella che vede il ciclista romagnolo sempre pulito ai test antidoping fatti in quel Giro d’Italia. Quell’ 1% in più bastò per escludere Pantani dalla competizione. Da quel giorno la vita del ciclista, e di tutto il ciclismo, venne completamente stravolta. Nonostante il Pirata si fosse sempre dichiarato totalmente estraneo all’uso di sostanze dopanti, ma anzi di essere soltanto vittima di un complotto, la sua immagine pubblica di campione e di sportivo venne fatalmente oscurata. Dopo quella caduta, meritata o meno, il Pirata non si è più rialzato. Insieme al calo verticale dei risultati sportivi, avvenne inevitabilmente anche quello umano e personale, segnato dalla depressione e dall’isolamento. Inutile, infine, ricordare le circostanze della sua morte avvenuta per overdose di cocaina in un albergo di Rimini.
Se sono quindi purtroppo chiare le contingenze che hanno segnato la discesa e la fine di questo campione, resta ancora da capire se questa caduta sia in qualche modo servita a qualcuno, se abbia fatto comodo ad alcuni meccanismi di potere. Certo è che dopo i fatti di Madonna di Campiglio, Pantani venne coinvolto in un’autentica bufera mediatica e giudiziaria, divenne per molti il "dopato d’Italia", un vero e proprio capro espiatorio. E proprio su quanto avvenne dopo quel 5 Giugno 1999 tenta di far luce lo spettacolo "Marco Pantani, il campione fuori norma" dell’Associazione Overlord, in scena oggi e domani sul palco del Teatro Spazio Bixio di Vicenza. Un’occasione, quindi, per conoscere e riflettere su questa triste vicenda
umana e sportiva. Per informazioni:
www.spaziobixio.com