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Perugia, domenica 22 marzo 2009 – In Umbria, la questione ambientale si presenta in chiaroscuro. Chiunque può notare il lago Trasimeno che si impaluda o il diffuso malcostume delle persone che abbandonano, abusivamente, materiali di tutti i tipi, ma anche l’infelice stato di salute dei fiumi regionali. Su questa situazione abbiamo sentito Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria.
In Umbria, e nel perugino in particolare, vi risultano numerosi abusi in merito all’ambiente, come ad esempio quelli in aree non edificabili?
“In Umbria non si può parlare di abusivismo edilizio come nel Sud Italia. Vi sono piccoli abusi edilizi: ad esempio, chi è autorizzato a costruire una casa con una certa cubatura, ne aumenta lievemente la volumetria. C’è, però, un malcostume diffuso, legato all’abbandono dei rifiuti. Vi è un significativo numero di discariche abusive, dove si rinviene di tutto: eternit, pneumatici, materiali inerti…”
In generale, sono proporzionate, in Italia e in Umbria, le sanzioni per danni ambientali?
“Non proprio. Accanto a numerosi micro-reati ambientali, sanzionati con multe, ve ne sono altri penali: gli autori, in entrambi i casi, la fanno quasi sempre franca. Ad esempio, in Umbria c’è stato, nel 2005, il primo rinvio a giudizio in Italia di alcune persone per un reato ambientale. E’ l’inchiesta ‘Greenland’, riguardante, tra l’altro, un traffico di rifiuti speciali coinvolgenti più regioni. Il fatto risale al 2002-2003: nella zona di Cannaiola di Trevi rifiuti tossico-nocivi, venduti come concime e sparsi sul terreno, causarono un grave danno ambientale. Ma il reato è prescritto: Legambiente, costituitasi parte civile nel processo, attende l’appello per ottenere il pagamento delle spese processuali”.
L’abbassamento del livello delle acque del lago Trasimeno: solo un fenomeno naturale, dovuto all’aumento di temperatura media globale o vi risultano anche altre cause?
“Il Trasimeno è un lago laminare. Significa che è poco profondo, in media quattro-cinque metri. Non ha immissari e si approvvigiona solo con la laminazione delle acque piovane: il destino è l’impaludamento, dovuto anche a cambiamenti climatici, ossia a minori precipitazioni annue. Per ritardarne l’avversa sorte, salvaguardando anche la florida economia circostante, sarebbero opportune la manutenzione costante dei fossi e la riduzione al minimo di aree cementificate nei pressi del lago, favorendone così il rifornimento ‘liquido’. Non riteniamo opportuno che l’acqua della diga del Montedoglio alimenti il Trasimeno, perché la sua composizione chimico-fisica è totalmente diversa e non sappiamo quali stravolgimenti all’ecosistema lacuale potrebbe arrecare. L’acqua del Montedoglio è invece utilizzabile per tutti gli usi civili, inclusi quelli agricoli. Da tempo, ormai, la Provincia di Perugia autorizza attingimenti al lago solo ad aziende agricole che utilizzano sistemi irrigui a basso impatto, come gli impianti a goccia. E’ utile sostiuire la monocultura, intensiva, con una di maggior qualità e con minor utilizzo d’acqua”.
Qual è l’attuale stato di salute dei fiumi Umbri, in particolare del Tevere e del Clitunno?
“Non è felice. Vi sono stati fenomeni di grave escavazione abusiva in alveo del Tevere, in provincia di Perugia; situazione simile per il Paglia, in provincia di Terni. Si registrano anche casi di grave inquinamento da metalli pesanti: ad esempio del Clitunno, in provincia di Perugia”.