Roma, martedì 29 maggio 2012 – La rapsodia è una composizione musicale a un solo movimento, di carattere molto libero e variegato. Non segue uno schema fisso, ma si presenta come un insieme di spunti melodici che conferisce toni quasi improvvisativi alla composizione. Nulla a che vedere con l’idea del boemo Zeman, basato su un gioco che prevede sempre la stessa finalità da più di trent’anni: l’attacco. I due termini evidentemente cozzano a prima vista, ma a Roma possono trovare la loro massima espressione.
Tutto grazie ad una chiamata anzi, per meglio dire, ad una richiamata della società giallorossa del tecnico nativo di Praga, ma adottivo dell’Italia. Tutto è nato nella serata di venerdì scorso, quando ci sono stati i primi contatti ed i primi sondaggi della Roma che, in precedenza, aveva già parlato con Bielsa, allenatore dell’Athletic Bilbao e finalista di Europa League, Montella e Villas Boas, trovando però alcune perplessità. Per questo si è deciso di virare completamente rotta, andando sull’ “usato sicuro” di Zeman.
Le cose sicure, nel suo caso, sono fondamentalmente due: ha il pieno appoggio della piazza giallorossa, o perlomeno della maggioranza di essa, e con lui non ci si annoia mai. Si possono dire queste le caratteristiche ed i pregi principali che hanno convinto Baldini e Sabatini a scegliere il boemo. Il suo 4-3-3 ha segnato un’intera generazione, un marchio di fabbrica che va avanti da anni. un filo rosso che lega il “Foggia dei miracoli” del 1989, e il più recente Pescara, neopromosso in Serie A e fresco di record di gol fatti in un campionato di Serie B a 22 squadre (ben 90).
Torna nella città che gli ha voluto più bene, che lo ha sempre amato e difeso. Amore dimostrato dalla quasi noncuranza da parte della piazza di Roma durante il passaggio repentino avvenuto nel 1997 dalla panchina della Lazio a quella della Roma, pensando magari che ci potessero essere rivolte popolari, cosa molto probabile tra tifoserie molto calde quali sono quelle romane.
Torna dal giocatore al quale ha voluto più bene, Francesco Totti (nella foto a destra) al quale, per stessa ammissione del calciatore romano, ha segnato in positivo parte della sua carriera. Il Totti che vediamo ora è frutto anche di Zeman e di quei suoi “gradoni” tanto temuti da ogni suo nuovo giocatore e che ogni suo ex allievo ricorda con terrore. Per il capitano giallorosso è stato un maestro di vita e di calcio e lui non lo ha mai dimenticato, rilasciando sempre dichiarazioni di apprezzamento e riverenza verso il tecnico boemo, che ha sempre, puntualmente, ricambiato.
Le loro strade ora si rintrecciano nuovamente, 14 anni dopo, e sembra non essere passato nemmeno un solo giorno. Sono rimasti gli stessi, entrambi: Zeman con la sua voglia matta di lavorare con i giovani e di segnare più gol dell’avversario e Totti, con la stessa maglia da quasi 20 anni, e non sembra stancarsi mai.
Che dire? Diamo fuoco alle polveri. Che cominci lo spettacolo