Roma, martedì 6 novembre 2012 – A cinque anni di distanza da “Il Vuoto”, il cantautore siciliano pubblica un disco di dieci canzoni inedite. Anche in questo lavoro Battiato prosegue il suo approccio alla musica metafisico e spirituale, accompagnato dalla consueta capacità di sperimentare senza tradire le attese del suo fedele pubblico di appassionati. Le sonorità sono prettamente classiciste, filtrate da un utilizzo sporadico ma, efficace dei sintetizzatori che ci regalano dei passaggi elettronici molto raffinati. Il tutto suona moderno e la voce di Battiato si posa con giusta misura, senza sbavature o modestia, e persino la pronuncia inglese si è fatta meno incerta e più fluida. Come sempre è nei testi dell’intellettuale siciliano che fluisce l’ascolto, volto alla ricerca della citazione esistenziale. Con l’ausilio del filosofo Manlio Sgalambro, che da anni lo accompagna nella stesura, i temi affrontati nelle canzoni spaziano dalla denuncia sociale e politica alla meditazione e al ricordo di sé.
E’ citata Santa Teresa D’Avila in “Un irresistibile richiamo” (quasi a proseguire il cammino intrapreso in vita dalla cara amica Giuni Russo). C’è il compositore e sacerdote barocco Stefano Landi, la cui opera “Passacaglia della vita” viene liberamente riadattata dalla ditta Battiato-Sgalambro nel singolo di lancio “Passacaglia”. Si trova poi l’operista tedesco Christoph Willibald Gluck, autore di “Orfeo ed Euridice”, dalla cui musica Battiato si è lasciato ispirare per “Caliti junku”, e c’è il poeta arabo siciliano Ibn Hamdis in un’opera tradotta da Nabil Salameh dei Radiodervish “Aurora”. E’ scomodato anche l’Inferno dantesco in “Testamento”, in cui si tocca il tema della reincarnazione in una chiara puntualizzazione, cioè citando il Vangelo, a differenza della vaghezza cristiana sul tema. Nella traccia “Quando ero giovane”, si apprezza un inedito Battiato autobiografico che descrive la propria giovinezza senza rimpianti di sorta. Il disco termina infine con le atmosfere favolistiche, da Mille e Una Notte, di “Apriti Sesamo”, che, come la roccia della novella, sembra quasi spalancare un’aspettativa di speranza, di rinascita e reincarnazione (non a caso la parola torna spesso nel disco).
Dopo un ascolto attento possiamo definire questo album come un’opera di continuità che prosegue la linea intrapresa dall’autore, alla ricerca di un pubblico attento ai temi filosofici e spirituali. Un disco da studiare e da vivere oltre che da ascoltare.
Roberto Casucci