L’assenza di leadership al Major Economies Forum ha di fatto affondato i negoziati sul clima al G8. Per Ban Ki Moon, segretario generale dell’ONU, le nazioni sviluppate “continuano a rifiutarsi di adottare obiettivi a medio termine"

 

di Serafina Cascitelli
redazione@lacittametropolitana.it

Roma, venerdì 10 luglio 2009 – La speranza di significativi progressi sul clima al MEF (Major Economies Forum) è stata affondata ieri per l’assenza di leadership mostrata dai capi di governo del G8. L’onere di prendere le prime, critiche, decisioni per far progredire i negoziati sul clima spettava chiaramente ai cosiddetti leader dei Paesi più ricchi del mondo: hanno fallito. Il dialogo in occasione del MEF serviva a creare una maggior reciproca fiducia tra Paesi ricchi e Paesi emergenti, per definire una responsabilità condivisa e proporzionale su un tema cruciale come quello del clima. Ma i capi delle nazione più ricche del Pianeta non sono riusciti a mettersi d’accordo al G8: nessuna decisione a proposito di obiettivi vincolanti, e a medio termine, di riduzione delle emissioni di gas serra, e nemmeno un chiaro impegno a investire per combattere cambiamento climatico e deforestazione nei Paesi in Via di Sviluppo. È chiaro che sono stati loro e solo loro ad aver affossato il negoziato al MEF.

«Quelli del G8 cercano di dar la colpa a India e Cina per il loro fallimento, una bugia degna di Pinocchio – dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, dall’Aquila -. Questo fallimento è il fallimento del G8». I Paesi del G5 (Cina, Brasile, India, Messico e Sud Africa) ieri si sono schierati per una riduzione del 40% entro il 2020. Ciò sottolinea – come ha ribadito ieri il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon – che l’ostacolo maggiore resta il fatto che il G8 e le altre nazioni sviluppate continuano a rifiutarsi di adottare collettivamente rigidi obiettivi a medio termine per la riduzione delle emissioni di gas serra (se non altro per porre rimedio al deficit di fiducia che si è creato dopo anni di inazione da parte loro).

«Senza un impegno dei Paesi ricchi a investire ogni anno 106 milioni di dollari per permettere ai Paesi in Via di Sviluppo di contrastare cambiamenti climatici e deforestazione, – commenta Onufrio – la frattura tra paesi ricchi e paesi poveri continuerà ad allargarsi». Tocca al G8 fare il primo passo. Sono queste nazioni, infatti, le principali responsabili per il riscaldamento globale che sta determinando importanti cambiamenti climatici. Esse producono da sole quasi la metà delle emissioni di CO2, mentre tutti i Paesi in via di sviluppo presenti nel MEF non arrivano a un quarto. E sono i Paesi del G8 che hanno mostrato il minor impegno ad impegnarsi all’azione.

error: Content is protected !!