DI MASSIMO MARCIANO

C’è un dramma personale silenzioso che vive lontano dal palcoscenico mediatico del dramma collettivo dell’emergenza Covid-19. È un dramma che non trova spazio tra le polemiche politiche, che in questi giorni divampano prendendo spunto, come spesso accade, dai temi economici e tralasciano quelli umani. È il dramma delle famiglie in cui vive una persona con disagio psichico.

«Sembra – dice Gabriella (nome di fantasia da noi scelto per tutelare la privacy della persona assistita), della provincia di Roma – che alcune Regioni abbiamo deciso la prossima riapertura delle strutture dove i nostri parenti sono assisiti. Qui nel Lazio e in molte altre regioni non abbiamo ancora nessuna indicazione sulla ripartenza dei servizi».

Come succede per ogni settore della sanità, la parcellizzazione delle competenze tra le varie Regioni rischia anche nel campo del disagio psichico di squilibrare situazioni che meriterebbero una gestione unitaria sul territorio nazionale. «Noi familiari dei disabili psichici – continua Gabriella – siamo arrivati allo stremo delle nostre forze, dopo due mesi di pandemia con i nostri cari in casa. Senza alcuna assistenza o supporto. C’è il rischio di gesti inconsulti».

Le famiglie attendono dal governo e dalle Regioni indicazioni chiare. «I familiari chiedono aiuto – è l’appello di Gabriella – e la certezza di una data vicina di riapertura delle strutture di riabilitazione per le turnazioni semiresidenziali. È difficile far capire quello che stiamo passando: la vita con i disabili è una roulette».

Secondo la legge quadro della disabilità, la 104/92, e le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, si definisce persona handicappata o disabile chi abbia minorazioni fisiche, psichiche, mentali, intellettuali, sensoriali, a lungo termine e con impedimenti ad una piena partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri. «Per i dati nazionali che conosciamo – riferisce Gabriella – il numero dei disabili si attesta ad oggi fra i 4 milioni e mezzo e i 5 milioni di persone, pari a circa il 7% della popolazione italiana. Circa la metà vive in condizioni gravi, gravissime ed irreversibili. La percentuale più alta vive al sud, 900mila. A seguire il nord con 800mila e il centro con 500mila persone. Le incidenze più alte sono in Umbria, Lazio, Sicilia, Sardegna. Le più basse in Veneto e Lombardia».

In base a parametri quali l’età, la patologia e anche lo stato sociale, le persone bisognose di assistenza che non possono essere seguite al proprio domicilio vengono accolte in strutture adeguatamente predisposte, accreditate dalle Regioni competenti per territorio, quali residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e centri diurni socio-riabilitativi, per persone disabili adulte in età post-scolare e con gravi e gravissime patologie invalidanti. All’interno di queste strutture, ogni assistito può godere di prestazioni socio-sanitarie con protocolli e programmi specifici a lui dedicati.

«A causa del Covid-19 – spiega Gabriella – queste strutture sono state chiuse a partire dal 14 marzo, senza offrire soluzioni alternative, interrompendo attività e programmi e lasciando alle sole famiglie il pesante carico gestionale dei propri cari. Con conseguenze e squilibri gravissimi per i disabili ed i congiunti. Ad oggi molte famiglie in tutta Italia non sanno quando il governo e le Regioni riapriranno le strutture».

Risposte che le famiglie si aspettano da una politica che torni a porre al centro del suo dibattito le persone, oltre ai temi dell’economia e della finanza.

Di Massimo Marciano

Fondatore e direttore di La Città Metropolitana. Giornalista professionista, youtuber, presidente e docente dell'Università Popolare dei Castelli Romani (Ente accreditato per la formazione professionale continua dei giornalisti), eletto più volte negli anni per rappresentare i colleghi in sindacato, Ordine e Istituto di previdenza dei giornalisti. Romano di nascita (nel 1963), ciociaro di origine, residente da sempre nei Castelli Romani, appassionato viaggiatore per città, borghi, colline, laghi, monti e mari d'Italia, attento osservatore del mondo (e, quando tempo e soldi lo permettono, anche turista). La passione per la scrittura è nata con i temi in classe al liceo e non riesce a distrarmi da questo mondo neanche una donna, tranne mia figlia.