Giovedì, il presidente del Nagorno Karabakh, Samvel Sahramanyan, ha annunciato la dissoluzione ufficiale della repubblica separatista a partire dal primo gennaio 2024. Il 19 settembre 2023, l’Azerbaijan aveva avviato un’operazione militare definita “antiterrorismo” nel Nagorno Karabakh, una regione contesa che, sebbene geograficamente parte dell’Azerbaijan, ha una popolazione a maggioranza armena. Questa azione ha portato alla capitolazione delle autorità locali in appena due giorni, culminando nell’annuncio della dissoluzione della Repubblica dell’Artsakh. La decisione del presidente Sahramanyan segna la fine di un’entità che, pur non riconosciuta a livello internazionale, aveva governato in maniera autonoma dal 1993.
Il Nagorno Karabakh, formalmente conosciuto come Repubblica dell’Artsakh, è stato un punto di contesa dal 1988, quando dichiarò la sua indipendenza sostenuta dall’Armenia. Dopo anni di conflitti etnici, la prima guerra tra Armenia e Azerbaijan si concluse nel 1994 con la vittoria armena, seguita da un governo di fatto indipendente. Tuttavia, l’Azerbaijan ha sempre considerato il Nagorno Karabakh parte del proprio territorio, e la seconda guerra, scoppiata nel 2020, ha portato a un cambiamento delle dinamiche territoriali, con l’Azerbaijan che ha ripreso gran parte della regione.
La situazione si è ulteriormente complicata con un blocco da parte dell’Azerbaijan, che ha isolato il Nagorno Karabakh per mesi, privando la popolazione di cibo e beni di prima necessità. Le scorte erano praticamente esaurite, aggravando ulteriormente la già grave situazione umanitaria. La pressione è aumentata fino all’operazione militare, che ha portato alla resa delle forze armene in due giorni di combattimenti. Le forze separatiste, poco numerose e mal equipaggiate, hanno ceduto di fronte alla potenza militare azerbaigiana, già notevolmente rinforzata da anni di preparazione. L’occupazione azera di molti territori a seguito dell’operazione ha costretto decine di migliaia di armeni a fuggire verso l’Armenia. Delle circa 120.000 persone di etnia armena che abitavano la regione, oltre 50.000 hanno già oltrepassato il confine.