Roma, sabato 29 giugno 2013 – “Siamo nella Rio de Janeiro degli anni Trenta e il fumo di sigaretta si fonde alla salsedine” esordisce con tali parole Sandy Muller in occasione del primo concerto al Soylatino di Ostia Lido del 21 di giugno, creando subito un’atmosfera particolare e suggestiva. Il suo spettacolo è una sorta di omaggio a uno dei più grandi poeti della musica di tutti i tempi e icona nel panorama del Samba, Noel Rosa. La voce garbata e sottile della cantante interpreta alcune tra le più belle canzoni che hanno reso celebre la musica brasiliana nel mondo.
Le note lievi e delicate di un clarinetto danno il via a un piacevolissimo intro del brano “Feitico da Vila” – L’incanto della Villa – composto da Noel Rosa per la celebrazione della bellezza di Lela una ragazza dell’amatissimo quartiere di Vila Isabel eletta regina di primavera nel 1934. In tal luogo, per riprendere le parole del celebre compositore “la luna sorge prima per vedere le ragazze danzare e chi vi nasce non esita ad abbracciare il Samba che fa agitare anche le fronde degli alberi”. In questo come negli altri brani della serata, il Samba si trasforma in sonorità Jazz per poi tornare al sincopato ritmo tropicale. Una carrellata musicale in cui si realizzano vari cambi di ritmo, dal Samba al Rhythm and Blues, con arrangiamento che sfocia nel Free Jazz.
In effetti, ciò che risalta di più è proprio la ricerca di nuovi linguaggi musicali, brani che spaziano tra varie radici culturali, dall’Africa all’Europa, conditi da nuovi ritmi e armonie. Per citare alcuni brani celebri di Noel Rosa contenuti nel prossimo album della cantante, “Palpite Infeliz, Com que roupa, Conversa de botequim, Até amanhã, Cansei de pedir, Pra que mentir”, e altri due brani di notissimi autori contemporanei, “Dom de Lludir” di Caetano Veloso e “A Rita” di Chico Buarque. Nel finale Sandy Muller propone uno dei propri brani più interessanti “Não tenho pressa”, che sorprende anche per l’accenno a sonorità elettroniche. La voce dell’artista è nel contempo delicata e intensa, altalenante tra energia e fragilità, quasi a rilevare il contrasto innovatore tra i vari generi musicali. Un sound sincopato che scivola verso il Jazz e il Rock senza eccessivo clamore, senza sfarzo, ma all’insegna di scelte stilistico-espressive di pacatezza e sobrietà.
La ritmica pulsante della MPB può essere infranta dal vibrato o dal growl – ronzio – intenso e avvolgente di un sassofono che le attribuiscono una dimensione malinconica e di differente spessore, mentre l’aria fredda della sera può essere convertita in leggera brezza tropicale attraverso la buona musica. Alle chitarre Marco Acquarelli e Claudio Pezzotta (arrangiatore dei brani), al sax soprano e baritono Simone Alessandrini, al basso Guerino Rondolone, alla batteria Alessandro Paternesi.