Dopo il grande successo ottenuto l’anno scorso, sarà di nuovo in scena il Musical che narra i grandi cambiamenti, i sentimenti, le ribellioni e le speranze dei giovani che hanno vissuto il ’68

di Antonella Furci
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Roma, domenica 6 dicembre 2009 – Dopo il successo della scorsa stagione, riparte dal 9 al 20 dicembre l’avventura di ’68 Italian Rock Musical,  rappresentato quest’anno al Teatro Greco di Roma. E’ uno spettacolo musicale originale nato dalla creatività di un team artistico affiatato e di professionisti ben noti al pubblico italiano quali Maria Grazia Fontana, Michela Andreozzi, Giulio Costa, Attilio Fontana, Franco Ventura  e prodotto da D’AltroCanto Produzioni e il Saint Luis College of music. Questi, insieme a giovanissimi attori, cantanti, ballerini e a una band di tre elementi che li accompagnano, portano in scena una importante pagina della storia italiana: il ’68, anno di contraddizioni, di movimenti spontanei e di ribellioni. Ma il musical non si pone come una mera ricostruzione di fatti e avvenimenti storici e sociali, bensì come un viaggio evocativo all’interno di un complesso intreccio di uomini, donne, idee, aspettative e delusioni. Ogni scena rappresenta uno degli ambiti toccati dal cambiamento dell’epoca: dalla famiglia all’università, dal boom economico alla fabbrica, dagli scontri con la polizia alla musica, dalla minigonna al Rischiatutto. Una ragnatela, insomma, di percorsi possibili fra conformismo e diversità, dialogo e solitudine, incomprensione e rivoluzione, scanditi tutti dalle note della musica. Una musica che diventa simbolo delle scese in piazza, del rifiuto dei valori dei padri, della fantasia dei giovani, della speranza di un futuro migliore. Non a caso il sottotitolo è "Italian Rock Musical" con il quale si vuole sottolineare anche quanto la musica sia stata la vera protagonista del’68. In quegli anni, infatti, confluivano in Italia nuovi generi musicali provenienti da tutte le parti del mondo e se si osserva le top ten di allora è possibile vedere i Rolling Stones accanto ai Geghegé, i Beatles accanto a Gianni Morandi, i Doors accanto a Zum-Zum-Zum.

La musica poi è anche l’unico mezzo attraverso cui comunica Jonny, il protagonista dell’opera. Un ragazzo come tanti, con le idee confuse, indeciso se entrare nella logica omologante del mondo che lo circonda o se trovare la propria strada. Davanti alle scelte, risponde con il silenzio. Alle emozioni risponde con la musica e affronta con la sua chitarra, unica compagna di viaggio, questo percorso simbolico che lo porta dalla vita alla morte. Jonny, infatti, è l’emblema stesso del ’68, è la vera immagine che il musical dà di quel periodo. Tace  perché dare voce ad un insieme di suoni, stati d’animo ed emozioni, che si rincorrono e si accavallano fra loro, alla fine equivale a restare in silenzio; parla attraverso la musica perché, all’epoca come oggi, è forse ancora l’unico modo immediato e genuino per esprimere emozioni altrimenti inesprimibili.

Di a.furci

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