Fino al 7 febbraio al Complesso del Vittoriano la rassegna dedicata al Dadaismo e al Surrealismo con circa 500 opere in mostra. Una esemplare retrospettiva su autori e opere che hanno segnato il Novecento
di Adriana Matone
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Roma, martedì 22 dicembre 2009 – Soprattutto i giovani sembrano apprezzare le 500 opere (anche se sarebbero dovute essere molte di più) esposte al Complesso del Vittoriano, in mostra dal 9 ottobre 2009 fino al 7 febbraio 2010. Attraverso oli, sculture, ready-made, assemblaggi, collage, disegni automatici, studi e schizzi, vengono riscoperti il Dadaismo e il Surrealismo, due movimenti dell’avanguardia storica che hanno dato vita ad una rivoluzione pittorica e anche ad una nuova filosofia di vita. Il Dada con il nichilismo e l’astrazione del passato, il Surrealismo con la riscoperta del Romanticismo e la lotta per l’emancipazione dell’essere umano tramite la donna e l’amore. “Riscoperti” perché la maggior parte delle mostre loro dedicate si sono quasi sempre limitate a presentare i protagonisti più conosciuti, dimenticando coloro che vi militarono e che contribuirono a precisarne l’etica e l’estetica. Importanti prestiti dai musei e da collezioni private (The Israel Museum di Gerusalemme, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Philadelphia Museum of Art di Philadelphia, il Centre Pompidou di Parigi, la Fondation Arp di Clamart) hanno prestato numerose opere, presentando una raccolta minuziosa ed esauriente.
“Un fatto unico nella storia delle mostre d’Italia” tiene a precisare il curatore, poeta e filosofo Arturo Schwarz, che ha dato all’esposizione dei quadri un taglio “caotico e affastellato”, proprio come avveniva per le mostre surrealiste del passato. Il percorso dà l’opportunità di rivivere la nascita e lo svolgersi di queste due correnti artistiche del Novecento, a partire dai suoi precursori Chagall, De Chirico, Kandinsky, Klee e Mun, poi attraverso le opere provocatorie dei dadaisti, che vanno contro le regole e la legge, come l’emblematica Ruota di bicicletta e la dissacratoria Fontana, entrambe di Marcel Duchamp, e infine con le opere degli artisti che parteciparono alle tante collettive surrealiste. La prima venne inaugurata a Parigi il 14 novembre 1925 e la seconda a Londra l’11 giugno 1936. Seguono le opere che ripercorrono le tre importanti collettive del dopoguerra (1947, 1959, 1960), curate da André Breton e Marcel Duchamp. Concludono la rassegna l’ultima collettiva a Parigi, anch’essa curata da Breton, e le ultime opere di questa corrente degli anni Settanta e Ottanta. Tra le sezioni più suggestive senz’altro l’angolo riservato ai capolavori di Magritte: sei opere che lasciano senza fiato, come il castello sospeso sui Pirenei del 1959. Infine, moltissimi periodici e documenti, sia dada che surrealisti, perfezionano questa vasta esposizione. L’evento è promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con la collaborazione del Comune di Roma, della Provincia e della Regione Lazio, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.