Dalle pagine del quotidiano di Travaglio e Padellaro è in atto un confronto sulle strategie a lungo termine e sul futuro peso politico dell’Italia dei Valori, il quarto partito oggi nel nostro Paese. A Paolo Flores D’Arcais e Gianni Vattimo ha risposto lo stesso Antonio Di Pietro
di Thomas L. Corona
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Roma, giovedì 7 gennaio 2010 – Sulle pagine de «Il Fatto Quotidiano», il giornale diretto da Antonio Padellaro e sui cui scrive Marco Travaglio, oltre ad altre prestigiose firme del giornalismo di sinistra e non solo, è in atto da qualche settimana un confronto su quello che potrà essere da grande il partito dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Premiato con un 8 % alle Europee del 2009, oggi i sondaggi politico elettorali attestano la formazione di Di Pietro intorno al 7 %. Una crescita di voti, e di importanza anche sul territorio, dovuta ad una opposizione intransigente nei confronti del governo in carica, venata di forte antiberlusconismo e maturata spesso in completa autonomia dal Partito Democratico, con cui si è apparentato nelle ultime Elezioni Politiche. Alla luce di questa forte crescita, oltre il doppio dei consensi in appena due anni, è naturale che la classe dirigente dell’Italia dei Valori senta il bisogno di ragionare come un partito strutturato, cercando di dotarsi di un apparato più definito, ma soprattutto di ambizioni e di strategie a lungo termine. Il quotidiano di Travaglio e Padellaro ha offerto così la sponda per un dialogo all’interno dell’IdV, presentando i rilievi e le posizioni di quanti non sono tesserati o militanti, ma che vedono la possibilità di un percorso alternativo a quello del Partito Democratico, presentandosi così come un organo d’area.
Nei giorni scorsi Paolo Flores D’Arcais, il direttore di Micromega, e Gianni Vattimo, filosofo ex area Rifondazione Comunista, si sono confrontati su quello che dovrà essere l’IdV. Mentre il primo chiedeva lo scioglimento dell’Italia dei Valori in favore di un nuovo movimento in grado di raggruppare le sigle disperse del radicalismo di sinistra, come anche i movimenti e lo spontaneismo della società civile (i vecchi girotondini, i nuovi militanti del No-B Day); il secondo scongiurava la creazione di un nuovo partito delle tessere (chiaro il riferimento al PD), opponendosi al suo scioglimento e soprattutto ad una spersonalizzazione e ad una perdita di rappresentatività del capo carismatico. Per Vattimo la politica attuale non può prescindere da una figura-guida, che regga con autorevolezza il partito. Per Flores D’Arcais invece bisogna individuare meccanismi rigidi per salvaguardare la purezza della classe dirigente, ipotizzando dispositivi che prevedano un solo mandato politico ai dirigenti. Due posizioni importanti che offrono un quadro del dibattito e dell’interesse intorno all’Italia dei Valori. A entrambi ha risposto lo stesso leader, dalle pagine de «Il Fatto Quotidiano», dove ha ribadito come sia in atto da parte della classe dirigente un’apertura verso la società civile e allo stesso tempo si stiano individuando metodi interni di cooptazione che non siano la mera e semplice adesione e tesseramento. “Per fare dell’Italia dei Valori il partito di riferimento – dell’opposizione oggi, dell’alternativa domani – abbiamo dato vita ad una “fase costituente” con l’obiettivo di avviare il nostro partito ad una completa spersonalizzazione dello stesso”.
Questo vuol dire che i vertici del partito e il suo stesso fondatore hanno compreso che l’IdV può crescere, raccogliendo i voti di tanti delusi. Ma al partito adesso bisogna dare dei contenuti concreti, andando oltre l’antiberlusconismo di fondo, sul cui terreno l’Italia dei Valori può certo intercettare tanti voti della società civile, dai girotondini di una volta al nuovo movimento “viola” del No-B Day, nato spontaneamente in rete, ma non può impostare campagne politiche che conducano a voti più qualificati. Ecco perché è lo stesso Di Pietro a ricordare che l’IdV ha messo al centro del suo programma la difesa della Costituzione (che però, detta così, è un modo più gentile di porre l’eterna questione dell’antiberlusconismo, visto che il Premier e la sua Maggioranza spingono sulle riforme costituzionali), mentre ha avviato la raccolta di firme “per abrogare la legge che prevede l’installazione di centrali nucleari e la legge che prevede la privatizzazione dell’acqua”. Inoltre, stando vicino ai problemi dei lavoratori dell’Eutelia ha dimostrato di voler dar voce a quel popolo di sinistra, rimasto fuori dal Parlamento e che le aperture centriste del PD rischiano di azzerare anche nelle amministrazioni locali. Dunque l’Italia dei Valori ha compreso la difficoltà del Partito Democratico e sta cercando di costruire un’alternativa credibile all’attuale PD, iniziando a recuperare i valori dei lavoratori, degli ecologisti, mantenendo ben saldi però i valori della Costituzione e della legalità. Per diventare però un concreto polo attrattivo, con una identità propria, in grado di conservare le percentuali di consenso finora ottenute e di aumentarle, serve anche una capacità propositiva, che in questo momento manca nell’opposizione. Non importa da quale base partire, quanto piuttosto l’autorevolezza dei programmi. Basta urlare allo scandalo su ogni cosa detta o fatta dal Governo Berlusconi, ora è il momento delle proposte serie in campo economico, finanziario, scolastico, Mezzogiorno, parlando chiaro a tutti gli italiani.