Roma, domenica 3 novembre 2013 – Le immagini di un efferato delitto, uno dei più feroci che abbiano conosciuto gli anni di piombo, quello di Pierpaolo Pasolini: così che prende il via la piéce teatrale di Daria Veronese e Massimo Mirani, Non per vantarmi ma avevo capito tutto. La prima ne cura la regia e Massimo Mirani ne interprea lo stesso Pasolini, I due ci conducono alla morte di questo straordinario artista contemporaneo che dopo l’uccisione, diventa al teatro Millelire di Roma, al quartiere Prati, un’anima vagante che ripercorre la sua vita in un monologo di un’ora. Incontra alcuni personaggi che cercano di fare luce su molte vicende della sua vita come ad esempio la morte del fratello partigiano per mano dei comunisti di Tito, apparentemente non conciliabili con le sue idee politiche. Il volto scavato, rugoso e sofferente di Mirani si sforza di esprimere la tutta la complessità e l’inquietudine di questo scrittore, giornalista, poeta e regista che più di tutti ha lasciato il segno nel panorama culturale del dopoguerra italiano. È l’uomo più che l’artista quello che emerge da questo spettacolo. Ambizione dei due autori, infatti, è far emergere tutte le contraddizioni, le ambiguità, l’estrema complessità di questo versatile genio artistico che si è cimentato in mille attività culturali, ha preso posizioni in politica e che, come dice lui stesso in un’intervista che risale a due giorni prima della morte, amava scandalizzare il pubblico. “Chi si scandalizza, è un moralista”, afferma parlano del suo ultimo film Salò e le 120 giornate di Sodoma, uscito postumo.
Coraggiosa e ardita l’impresa di Daria Veronese e di Massimo Mirani che hanno scelto di trattare una materia ancora molto scottante. Ancora oggi, infatti, non è stata chiarita la vera dinamica della morte di Pasolini e ci sono versioni controverse su molti episodi inerenti alla vita di questo personaggio “scomodo”. Buone le scelte registiche di Daria Veronese anche se in alcuni momenti i tempi ristagnano e Miranifatica a passare da un personaggio ad un altro con disinvoltura rendendo poco fluida la rappresentazione, causando, nello spettatore, un calo dell’attenzione.
Mena Zarrelli