Roma, venerdì 3 gennaio 2014 – «Queste sono le spese vere? 2300 euro? Allora chiedi quattro… Questo è quello che deve venire a me…». Questa è la trascrizione dell’audio che “la Repubblica.it” ha pubblicato oggi e che intercetta la conversazione avvenuta tra l’Assessore alla Cultura della Regione Abruzzo Luigi De Fanis e un giovane imprenditore dello spettacolo, che ha deciso di collaborare con gli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolto l’esponente politico abruzzese. Nell’ambito della stessa inchiesta è emerso il contratto di lavoro che De Fanis avrebbe fatto firmare alla sua segretaria, che includerebbe anche prestazioni sessuali settimanali. Che l’assessore indagato sia un esponente del Pdl non ha importanza, in quanto fotografa un modo di intendere la politica, fatta di mazzette, di sprechi e di incuria nei confronti della pubblica amministrazione e quindi nei confronti dei cittadini, che ha segnato in maniera negativa l’Italia negli ultimi 35-40 anni.
La notizia di per sé è un ulteriore esempio di mala politica che consente qualche riflessione. La plus valenza di 1700 euro, quelli richiesti nell’audio della registrazione, sono a carico di tutti i cittadini abruzzesi, che avrebbero dovuto pagarla attraverso un aumento di tasse o comunque una riduzione dei servizi da parte della Regione. Un atteggiamento che se provato – l’indagato si dichiara estraneo ad ogni addebito – dimostrerebbe ancora una volta l’immoralità di una classe politica, incapace di censurare e sanzionare dal suo interno i comportamenti illeciti. Anzi, all’opposto, attenta a mettere nelle posizioni chiave personaggi di valore indubbio per un mero calcolo elettorale: portano i voti e quindi sono necessari per la sopravvivenza politica della stessa classe dirigente. Calcolo che a lungo andare si è rivelato fallace, perché ha impoverito il paese e gettato discredito su tutta la classe politica, o meglio su una intera generazione politica.
Il caso abruzzese è sintomatico, perché l’operato dell’assessore, se confermato dalla Magistratura, sarebbe in perfetta contraddizione con i suoi doveri di pubblico amministratore. Invece di far risparmiare il più possibile alle casse regionali sui servizi richiesti a terze parti, vigilando sulle spese (in questo caso i servizi sono culturali, finalizzati all’incremento dei flussi turistici e rilanciare i consumi e l’immagine della Regione Abruzzo, martoriata dal terremoto), si sarebbe richiesta apertamente una plus valenza per ricavare la tangente. Su 4000 € il 45% circa andava nelle tasche dell’Assessore. Ora che la cifra fosse per il partito, per pagare le spese elettorali, oppure per benefici personali cambia poco. In entrambi i casi l’operato va a discapito di tutti i cittadini abruzzesi. E’ una costante sentir dire che le tangenti non erano per fini personali ma per il partito, per finanziare le spese elettorali. Va però ribadito che le campagne elettorali in uno Stato moderno dovrebbero basarsi sull’eccellenza delle cose fatte, sui reali miglioramenti e contributi apportati a tutti i cittadini, piuttosto che sui favori fatti ai soliti influenti amici degli amici.
Purtroppo bisogna dire che l’Italia sconta un doppio limite storico e antropologico: l’ignoranza e la furbizia. Invece che indignarsi e non votare più rappresentanti che non portano effettivi miglioramenti alla cosa pubblica, i cittadini hanno sempre preferito allearsi con i più smaliziati, o con i politici vincenti del momento, per cercare di ottenere favori e agevolazioni attraverso il ricatto del voto. Io ti voto per cui tu mi devi dare. In alcuni casi ottenendo quanto gli sarebbe dovuto per diritto come favore ed elargizione concessa per il voto offerto. In altri casi perdendo alla lunga in termini di minori servizi generali e con un innalzamento della tassazione per far fronte ai buchi di bilancio che spese folli e tangenti provocano. La mancanza di lungimiranza, il principio del “meglio l’uovo subito che la gallina domani”, il principio che è meglio, e anche più facile, essere furbi che rispettosi delle leggi, lega questa classe politica ai suoi elettori, li unisce e li affratella. Ci sono e ci saranno persone incapaci nei posti di comando, fino a quando l’ideologia del voto di scambio, che impregna buona parte della società italiana, sarà maggioritaria.