Roma, lunedì 14 aprile 2014 – Afrodita Compagnia Teatro Mobile e l’Associazione Culturale Beat’ 72 hanno portato in scena, dal 2 al 13 aprile al Teatro Tordinona, lo spettacolo Macbeth. Considerato uno dei capolavori shakespeariani, la tragedia prende vita nella storica “sala Pirandello”, con la regia di Giovanni Lombardo Radice nella sua versione integrale. La novità è proprio questa. La compagnia di dodici attori porta in scena l’intera tragedia, raramente vista a teatro nella sua versione integrale. Uno dei volti cardine del cinema horror italiano si cimenta stavolta in una traduzione fedele all’originale testo inglese. «Un grande impegno – spiega il regista – teso a restituire l’opera di Shakespeare nella sua integrità anche linguistica; una traduzione ferreamente rispettosa dell’originale misto di versi sciolti, versi rimati e prosa, che è quasi ignota al pubblico italiano, abituato a sentire Shakespeare tradotto in prosa. Il verso scandisce, nobilita, rende immortali le parole e crea musica che restituisce a Shakespeare almeno una parte del suo immenso lavoro».
Il battesimo della traduzione è avvenuto in una lettura/spettacolo nel carcere di Regina Coeli in un’esperienza di assoluta e irripetibile emozione per l’autore e per l’attrice protagonista che lo ha affiancato. E’ Maurizia Grossi ad interpretare la sanguinaria moglie di Macbeth: «Spero che il pubblico reagisca come ai tempi di Shakespeare che scriveva per la gente – ha dichiarato l’artista – spero si faccia vincere da questa storia di passione, ambizione, amore, e morte». In poco più di due ore, il pubblico si immerge in un teatro di sintesi, di simboli, in cui un bastone di legno è una spada e il sangue è del nastro rosso perché l’attore e il pubblico credono che lo sia.
Un teatro che è parola e musica. Agli attori sulla scena si affiancano due musicisti dal vivo, Francesco Ciccone al violino e Angelo Giuliani alle percussioni, parte attiva e creativa dell’allestimento minimalista. Assassini, sensi di colpa che divorano e lacerano il protagonista, amore e vendetta; gli spettatori sono catturati dall’incalzarsi delle vicende. Come spiega Giovanni Lombardo «il messaggio più forte che questa opera trasmette è la complessità dell’animo umano. Far vedere che Macbeth e la sua Lady non sono “due cattivi”, ma un uomo e una donna schiacciati da forze più grandi di loro che innescano diabolicamente la tentazione verso il potere e l’ ambizione propria di ogni essere umano».
Helena Bozzi