Roma, 30 aprile 2014 – Inaugurata lo scorso 18 aprile Roma presenta “Urban solitude”, la mostra dedicata al lavoro fotografico del regista tedesco Wim Wenders in cartellone al Palazzo Incontro ancora fino al 6 luglio 2014. Ad otto anni dalla sua ultima mostra fotografica, l’evento offre una visione ampia e variegata dello sguardo di Wenders sulla realtà. Una fotografia vecchio stampo che ricalca la scelta dell’analogico come strumento essenziale per fissare, catturare e preservare una realtà dalla quale l’uomo si sta piano piano allontanando. Quel tipo d’individuo rapito dalla virtualità dell’epoca contemporanea e favorito dall’utilizzo delle nuove tecnologie digitali.
La mostra presenta venticinque fotografie in cui il tema del paesaggio urbano molto caro all’artista crea un unicum con quello della memoria. Ogni immagine emana una sensazione di nostalgia e di desolazione, di naturale calma e di bellezza. Racchiude storie passate e azioni dell’uomo “percepite” nell’assenza che l’artista inquadra. Ad un primo nucleo specificamente rivolto all’indagine sugli scenari urbani, in cui è evidente l’influenza dello sguardo di Edward Hopper sulla realtà americana, se ne affianca un altro più recente e forse più intimo. Il corpus di fotografie in mostra rispecchia i filoni principali della ricerca di Wenders: la percezione diretta della realtà nel vedere e nel viaggiare. Immagini sospese che raccontano il passaggio dell’uomo attraverso la sua assenza, la memoria dei luoghi in un silenzioso flusso del tempo. Tratte dalla serie intitolata “Places, strange and quite” del 2013 queste immagini ben esprimono una personale visione del mondo che cambia.
Curata da Adriana Rispoli la mostra è promossa dalla Regione Lazio nell’ambito del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura e organizzata da Incontri Internazionali d’Arte e Civita. Le opere esposte sono accompagnate sia da testi che da haiku dell’artista che “immortalano” il suo pensiero al pari delle immagini. Classe 1945 Wim Wenders è uno dei principali protagonisti del Nuovo Cinema Tedesco fin dagli anni ’70. La sua prolifica attività di film maker è parallela a quella di fotografo che si focalizza principalmente sul tema del paesaggio. La fotografia assume un ruolo fondamentale nella descrizione di atmosfere sospese, nella realizzazione di immagini pregnanti di luoghi desolati o di scenari urbani in cui il tempo è all’opera. In un epoca dove le città sono travolte dal caos e dal sovraffollamento ecco una mostra.