Roma, sabato 22 novembre 2014 – Volendo sintetizzare, la gara ha emesso queste indicazioni: la Lazio è quella di sempre, la Juventus non è quella di Conte. Ma il 3-0 finale per i bianconeri è eloquente. La Lazio al cospetto della capolista ha evidenziato poche luci e molte ombre che hanno influito pesantemente sul risultato. La formazione laziale, in crescita di gioco e personalità, ha mostrato lacune tecniche nel reparto difensivo che in questo inizio si stagione ha subito 16 reti in 12 gare e tattiche.
I biancocelesti hanno una media gol da centro classifica, un limite pesante per una formazione che è stata costruita per altri obiettivi ed aspira a rientrare nell’elite europeo dalla porta principale. Ancora protagonista negativo della gara è stato Lorik Cana, che ha espresso disagio per un ruolo che non riesce, almeno in Italia, ad interpretare nel migliore dei modi. Ma oltre agli errori dei singoli, la Lazio ha faticato tatticamente con il 4-3-3 e la presenza di due punte vere (Klose e Keità) che non hanno interpretato la fase difensiva, la linea Maginot composta da Lulic, Biglia e Parolo non ha saputo arginare le offensive dei bianconeri.
La Juventus ha mostrato un’identità diversa rispetto a quella della passata stagione in cui Conte chiedeva ai suoi uomini ritmo, concentrazione e sacrificio, mentre la versione Allegri è molto meno aggressiva ed intraprendente, ma ugualmente produce risultati tra i confini nazionali.
La Lazio si è schierata con il solito 4-3-3 con Marchetti tra i pali e la linea difensiva composta dal rientrante Basta, De Vrij, Cana e Braafheid. Centrocampo a tre con Parolo, Biglia e Lulic e il settore offensivo affidato a Candreva, Klose e Keita.
La gara
Di fronte ad un pubblico delle grandi occasioni è la Lazio a fare la partita e a condurre il gioco. È disinvolta e piena di iniziative, ma la Juventus si chiude bene e come può innesca azioni di contropiede. Dopo un tiro da fermo di Pirlo, è De Vrij a colpire di testa la palla, ma la conclusione termina alta sopra la traversa. La Lazio continua a fare la partita: il primo brivido è di Tevez che penetra in area di rigore, ma il diagonale dell’argentino sfiora il palo. La formazione di Allegri è chiusa nella propria metà campo e come può si affida alle ripartenze con Tevez, migliore in campo, che sovrasta tecnicamente e fisicamente la difesa laziale.
Anche la Lazio fa venire i brividi a Buffon con Candreva, servito da Lulic, ma la conclusione del nazionale italiano sfiora il palo. Al 24′ i bianconeri passano in vantaggio con Pogba, servito da Tevez, che di giustezza batte Marchetti. Il centrocampista francese si ripete dopo una manciata di secondi, ma è il palo questa volta a negare il raddoppio agli ospiti. La Lazio continua a macinare gioco, ma dimostra di avere difficoltà a battere a rete, con Klose e Keita che appaiono avulsi dal gioco e non riescono mai a produrre azioni degne di nota. Nei minuti finali della prima frazione di gioco è il solito Candreva a rendersi pericoloso dalla distanza, ma Buffon in due tempi neutralizza la conclusione laziale.
Nella ripresa i laziali provano a fare la gara, ma al 9’ uno svarione di Cana consente a Tevez di presentarsi solo davanti alla porta e per l’argentino è un gioco da ragazzi battere Marchetti. Dopo l’ennesima fiammata di Candreva, mister Pioli effettua due sostituzioni in attacco, fuori Klose e Keita dentro Djordjevic e Felipe Anderson, ma il doppio cambio non genera nessun cambiamento. Il cambio di passo non avviene per la Lazio che subisce il colpo del definitivo ko con Pogba che realizza la doppietta personale. Alla mezz’ora Marchetti si salva su Marchisio che da buona posizione si divora la quarta rete. Ultima fiammata della gara affidata a Felipe Anderson che salta due difensori bianconeri, ma la conclusione del brasiliano termina tra le braccia di Buffon. Solito Felipe Anderson, solita Lazio.