Roma, lunedì 6 aprile 2015 – La Juve continua la sua corsa verso il 4° Scudetto consecutivo. Nell’ultimo posticipo serale di sabato ha vinto per 2-0 contro un ben organizzato Empoli. È la quarta vittoria consecutiva della squadra di Allegri e con i tre punti incassati conserva il distacco di 14 lunghezze sulla Roma, che pare essere rinata. La partita non era delle più facili. Innanzitutto perché la squadra allenata da Sarri – uno dei più interessanti allenatori oggi in Serie A – non aveva nulla da perdere e anzi voleva fare a tutti i costi il colpaccio in casa della Juve. Secondo perché i bianconeri, con l’infermeria sempre intasata, apparentemente non potevano allestire la solita mediana di qualità. Terzo perché la pressione della Coppa Italia con la gara di ritorno contro la Fiorentina e soprattutto la preparazione per la sfida di Champions potevano distrarre tutto l’ambiente. Allegri invece ha dimostrato una volta di più che ci tiene molto a preparare al meglio ogni gara, a non lasciare nulla la caso e a saper motivare una squadra che poteva essere un po’ mortificata o infiacchita dalle assenze di peso. Ricordiamo che oltre a Asamoah, Pirlo e Romulo, la Juve ha perso anche Pogba e messo a riposo preventivo Marchisio. Detto questo l’allenatore bianconero doveva fare in conti con un centrocampo tutto da inventare. E così è stato. Se in difesa Ogbonna ha sostituito Chiellini, giocando una gara superba, nella mediana a 5 in cabina di regia si è visto Padoin, affiancato da Vidal e da Sturaro con gli esterni altissimi Lichtsteiner e Evra. In attacco Tevez, ormai insostituibile, e Llorente.
La cosa che ha sorpreso è che se ci si aspettava un Empoli arrembante con un pressing a tutto campo fin dai primi minuti, è avvenuto esattamente il contrario. Impostando un modulo congeniale alla squadra, perché assimilato molto bene nei tre anni di gestione Conte, la Juventus ha iniziato la gara spingendo sull’acceleratore e facendo lei piuttosto un pressing aggressivo sui portatori di palla ospiti. Le molte facce tattiche e strategiche di Allegri si sono apprezzate più di tutto in questa gara molto ben preparata, e il popolo juventino, ma soprattutto la dirigenza bianconera, avrà apprezzato il sapiente lavoro fatto da Massimiliano Allegri, che sempre di più sta assumendo il ruolo di vero protagonista, perché se la squadra a questo punto di stagione è dove si trova, ossia ad un passo dalle semifinali di Champions, a una partita dalla finale di Coppa Italia e ad un soffio dal vincere il Campionato 2014-2015, è solo merito suo! I giocatori contano, ma per loro “sfortuna”, i tecnici bianconeri contano di più. E Allegri equivale Conte. Si diceva dell’attenzione tattica. Nella partita di sabato, oltre a vedere un contro pressing ben condotto dalla Juventus (e chi ricorda la gara di andata ad Empoli rammenterà le difficoltà incontrate dai bianconeri per uscire palla al piede a causa del pressing alto, a tutto campo, uomo a uomo della squadra di Sarri), che ha disorientato gli avversari si è visto una ricerca spasmodica e continua dei cambi di gioco da una fascia all’altra di campo, grazie ai due esterni altissimi, che trasformavano il modulo di partenza 3-5-2 in un 3-3-4 molto offensivo.
È vero che il gol del vantaggio è arrivato quasi al termine del primo tempo per una punizione a due in area, concessa troppo leggermente dall’arbitro (bravissimo Tevez a trasformarla, segnando da posizione quasi impossibile e con la difesa a ridosso del punto di esecuzione), ma è anche vero che la Juventus aveva attaccato e prodotto molto gioco e Buffon aveva rischiato pochissimo. I bianconeri hanno messo in evidenza una buonissima tenuta fisica. Padoin ha tratti non ha fatto rimpiangere Marchisio, offrendo delle ottime geometrie e cambi di gioco, anche se a momenti è sparito, risucchiato nel suo ruolo psicologico di gregario, mentre chi gioca al posto di Pirlo dovrebbe essere il leader o apparire tale (ma è un peccato che gli va perdonato, perché capita anche a Marchisio qualche volta). Benissimo Evrà, padrone della fascia sinistra, che ha messo in evidenza qualità tecniche pregevoli, dribbling, cross e intelligenza tattica. Benissimo Ogbonna che ha chiuso ogni spazio in difesa. Benissimo anche Vidal, iniziato così così e finito in crescendo. Bene anche Sturaro, ancora poco inserito nei meccanismi ma di sicuro interesse per il proseguo della stagione e per l’avvenire. È un piccolo Vidal per il momento, ma potrebbe addirittura superare il cileno. Bene Llorente che si è battuto come un leone in tutte le zone dell’attacco, anche se in qualche occasione avrebbe potuto incidere di più in zona gol. Di Tevez non conta più parlare, così come di Barzagli, tornato alla grande nella difesa bianconera. Di Bonucci invece qualche parola va spesa, perché di lui si parla poco, ma in effetti è un grandissimo centrale difensivo. Non ce ne sono alla sua altezza in Europa. Si è sempre parlato molto di Terry del Chelsea, di Piquet del Barcellona, di Thiago silva del PSG o di altri, ma in effetti Bonucci, per visione di gioco, tecnica individuale, cattiveria agonistica e senso della posizione, vale quanto loro.
Poi c’è sempre Buffon, determinante in almeno due interventi difensivi. Dove non arrivano i tre davanti alla difesa, arriva lui. Su Pucciarelli ha dovuto compiere due parate determinanti. Una mentre stava indietreggiando con la palla colpita di testa dall’attaccante dell’Empoli in maniera insidiosa su un bel lancio di Valdifiori. Un’altra con una grande uscita sui piedi dell’attaccante, che si era trovato tra i piedi un rinvio sbilenco di Bonucci. Buffon, senza commettere rigore (e non era facile), è riuscito a smanacciare via la palla e rialzandosi ha parato anche il tiro successivo di Verdi. Questo sarà lo scudetto di Allegri, ma anche di Buffon arrivato almeno a dieci-dodici interventi determinanti nel corso del Campionato. Tutte situazioni in cui ha salvato il risultato. E non è poco. Il secondo gol è arrivato al termine della gara con un’altra incredibile azione di Tevez, che ha preso palla si è liberato di un difensore arcigno, elegante e efficace come il giovane Rugani – già destinato a vestire bianconero la prossima stagione – e con un tiro potente ha impegnato il portiere Sepe dell’Empoli, non a caso uno dei migliori della sua squadra. Sulla respinta si è avventato Pereyra, entrato per far riposare Vidal, che ha così spinto la palla in rete.
Alcune recriminazioni al termine della gara ci sono state soprattutto da parte di Sarri, elegante nell’affermare che non c’era rigore su Pucciarelli da parte di Buffon, ma determinato a sottolineare come la punizione a due in area non ci fosse assolutamente Sturaro nel pressare Rugani lo costringe forse ad un retropassaggio sul quale il portiere Sepe si avventa e raccoglie la palla con le mani. Se fosse stato intenzionale sarebbe stata giusta la punizione, ma l’azione non è chiara e forse il difensore non voleva tanto passare indietro al portiere quanto gettare la palla in angolo. Ma a conti fatti la gara non dava molto scampo all’Empoli. La Juventus è stata superiore in tutto.