Roma, domenica 19 aprile 2015 – La Vecchia Signora non perde un colpo e quando si tratta di giocare le partite perfette tira fuori il suo vero carattere. Finisce 2-0 la supersfida allo Stadium contro la Lazio di Pioli, la squadra più in forma del campionato. Apparentemente, perché contro i bianconeri, che hanno sfoderato una super difesa a tre e un Buffon strepitoso, i laziali hanno fatto davvero poco. Giocare bene e vincere contro una squadra come quella biancoceleste voleva dire molte cose. Innanzi tutto essere maturi, in grado di competere tatticamente contro le più forti in Europa. Anche la Lazio è tra le grandi e con buone probabilità l’anno prossimo sarà in Champions, passando magari potrebbe passare anche come seconda e assumere quello che è stato il ruolo della Roma per buona parte del girone d’andata e anche del ritorno. I giocatori biancocelesti sono bravi, sono forti, hanno un ottimo tecnico e qualità nel reparto avanzato. Il primo tempo è stato quasi perfetto. Allegri ha riproposto il 3-5-2 con uniche variazioni Padoin sulla destra al posto di Lichtsteiner perché più portato a difendere a bloccare le folate di Anderson, e la tra grande sorpresa Matri come prima punta accanto a Tevez. Il possesso palla è stato della Lazio, eppure tiri in porta non ce ne sono stati e Buffon ha dovuto solo controllare i tentativi da fuori. Mentre Marchetti dall’altra parte ha subito il gol di Tevez al 17’, che ha saputo sfruttare da vero campione la prima palla che gli è capitata sui piedi. 11 minuti dopo arriva il secondo gol. Siamo al minuto 28 quando Bonucci si esibisce in una discesa palla al piede di circa 50m. E’ lui in questo momento senza dubbio il miglior centrale d’Europa. E la lazio se ne accorge. Sventa un gol quasi fatto su Klose. Contribuisce a chiudere in un paio di occasioni Felipe Anderson. Si concede qualche tocco di classe, sempre sul fantasista biancoceleste.
Nel secondo tempo la Lazio ha provato ad aumentare la pressione, mostrando una buona tenuta fisica, anche perché nella prima frazione di gioco aveva corso tanto per organizzare un pressing asfissiante nella trequarti bianconera, provando a rubare palla e infilare subito la squadra sbilanciata. Giusta tattica, condotta in passato anche da compagini meno forti di quella biancoceleste, come Empoli e Cesena, ma senza risultati. Ma poco fortunata. La Lazio ha tenuto saldamente in mano il possesso palla e ha provato a svariare da una fascia all’altra per trovare il varco giusto per Klose o Felipe Anderson (in ombra per tutta la gara). La Juventus però si è chiusa e compattata davanti al suo portiere e non ha permesso che ci fossero grandi rischi. In qualche caso ha riprovato a ripartire, ma non ha voluto alzare il suo baricentro per una tattica precisa. Hanno concesso qualche tiro da fuori area agli ospiti e ben 9 corner. Cosa che avrebbe potuto essere molto pericolosa, dato che la Lazio è la squadra che più ha segnato da calcio da fermo. Eppure i biancocelesti non hanno mai creato difficoltà alla Juventus. Il secondo tempo è stato in pratica un assedio alla porta di Buffon, condotto senza grinta, senza cattiveria e senza alternative o soluzioni valide. Pioli ha giocato la carta Candreva, che dalla fascia destra ha fatto partire qualche buon cross, senza però che gli attaccanti di Pioli potessero scardinare la migliore difesa del campionato. Anderson peraltro è stato ben disinnescato. Così come Klose e Keita, subentrato anche lui nel secondo tempo. Troppo forti centrocampo e difesa dei padroni di casa. Anzi si direbbe quasi che la Juventus abbia voluto fare le prove generali per registrare i meccanismi difensivi per quando incontrerà le grandi d’Europa: Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco (se passerà) e Atletico Madrid.
Ricacciata a 15 punti di distanza la Lazio, insieme alla Roma che ha pareggiato in casa con l’Atalanta, alla Juventus adesso mancano solo due vittorie per assicurarsi il quarto Scudetto di fila. C’è da credere che se le due arrivassero già contro Torino e Fiorentina, le successive cinque partire saranno giocate da tante riserve di lusso, un po’ per far rientrare i tanti infortunati, un po’ per rimettere in forma i vari Pepe, Coman e compagnia bella, un po’ per far riposare i big in vista del rush finale.