Roma, lunedì 28 settembre 2015 – La Juventus semplicemente non c’è. La squadra di Allegri perde 2-1 anche al San Paolo e sprofonda al 15° posto in classifica. Da settimane, dalla sconfitta con la Roma alla seconda di campionato, il mantra che i tifosi si sentono ripetere è: « Abbiate pazienza la Juve tornerà ai vertici. È solo questione di tempo e di amalgama tra i giocatori». Intanto dopo 6 giornate la Vecchia Signora ha lasciato sul campo 13 punti e balla in zona retrocessione. Un po’ poco per una squadra che ha speso in estate qualcosa come 120 milioni. Il Napoli che ha subito una profonda metamorfosi, ma ha speso molto di meno, partita dopo partita sta trovando la propria dimensione di squadra. L’ha dimostrato contro la Juventus, vincendo con merito la gara. In gol sono andati al 26’ Insigne e al 62’ Iguain. La rete bianconera di Lemina (tra i migliori in campo) è arrivata un minuto dopo. Nei restanti e abbondanti 20 minuti però la squadra bianconera non ha saputo trovare il gol del pareggio. Anzi è sembrata in difficoltà, così come è sembrato in difficoltà il suo allenatore, incapace di trovare stabilità e continuità e, soprattutto, come mettere in campo i suoi giocatori. In confusione tattica dall’inizio della nuova stagione, Allegri non sembra capace di dare una forma e dunque una personalità alla squadra, decimata dai tanti infortuni (che saranno anche da imputare a qualcuno e non solo alla solita sfortuna: preparazione sbagliata? Acquisti azzardati?che altro?). Di nuovo il tecnico ha voluto schierare una formazione diversa, togliendo sicurezza alla squadra. E qui i grandi demeriti sono tutti suoi. In un momento difficile, in cui c’è bisogno di punti, non si può andare avanti a fare esperimenti. Allegri ha voluto mettere in campo il 4-3-1-2 con Padoin-Bonucci-Chiellini-Evra in difesa, Hernanes-Pogba-Lemina in mediana, Pereyra trequartista e in avanti Zaza-Dybala. Ha lasciato fuori Sturaro e Cuadrado, due tra i migliori in questo stentato inizio di stagione – forse per preservarli in vista della gara di Champions con il Siviglia. E fin qui nulla da eccepire, giusto il turnover. Morata, reduce da un allarme-infortunio poi rientrato, è stato con saggezza risparmiato, sempre per la gara di Champions. Padoin ha preso il posto di Lichtsteiner, anche lui a riposo precauzionale per un problema fisico riscontrato nella gara contro il Frosinone. Fuori anche Alex Sandro.
Le scelte sono scelte. Però alla fine si pagano anche. E infatti non si capisce a questo punto perché Allegri, che ha voluto a tutti i costi un trequartista: Hernanes, che avrebbe anche giocato benino quando è stato schierato in quella posizione, contro il Napoli ha messo il profeta in cabina di regia e al suo posto naturale Pereyra. Altra cosa che non si capisce è perché spostare Lemina come interno destro, quando nella scorsa partita ha giocato bene come regista davanti alla difesa. Insomma non si capisce perché ha dovuto di nuovo fare cambi in una squadra che è in cerca di certezze e di autostima, oltre che di risultati. Infine non si è capito perché non tornare alla sicurezza del modulo 3-5-2 in un momento in cui due difensori di fascia destra sono out (Caceres e Lichtsteiner) e serve stare accorti, abbottonanti e non prenderle. Senza contare che con questo modulo la Juventus ha giocato finora le partite migliori: contro l’Udinese e il secondo tempo contro il Frosinone. Questa continua rotazione di giocatori in ruoli diversi toglie sicurezze a tutti. Pogba in queste settimane è bersagliato dalla critica, ma si dimentica che ha dovuto giocare in ruoli differenti, con mansioni differenti e con accanto spesso compagni differenti. Questo non aiuta e non giova a lui come agli altri. Non è il momento di fare sperimentazione in mezzo al campo, ma di dare stabilità alla squadra. Contro il Frosinone la Juventus non ha giocato male, per cui Allegri avrebbe dovuto ripartire da lì: stesso modulo e stessi uomini nello stesso ruolo per quanto possibile. E questo è il grande errore che sta commettendo il tecnico livornese, che si sta dimostrando in parte anche poco umile nell’accettare e ammettere che le difficoltà sono tante, troppe e che bisogna adottare un atteggiamento più lineare e coerente. Le sue parole però vanno in una direzione, i fatti da un’altra. Allegri ha molto credito, ma questo non è infinito e il punteggio è scarso e la Juve troppo in basso in classifica. Anche questa continua richiesta di attesa e di fiducia sta diventando una nenia e una lamentazione quasi rituale, a cui non seguono i fatti. La seconda sconfitta in campionato contro la Roma e soprattutto il non gioco espresso in quella occasione doveva già essere il campanello di allarme di un qualcosa che non và. Anche il pareggio interno rimediato contro il Chievo su rigore, esprimendo anche in quel caso un non gioco, doveva essere un ulteriore campanello d’allarme a cui doveva seguire una netta inversione di tendenza. Invece si continua andare avanti sulla stessa strada di non dare gioco e contenuti ad una squadra allestita con 120 milioni.
Ora che non tutti questi soldi siano stati spesi bene è un dato di fatto. Che alcune partenze sono davvero incomprensibili, così come alcuni arrivi, è sotto gli occhi di tutti. Davvero serviva Rugani e bisognava vendere Ogbonna? Davvero c’era bisogno di prendere Zaza e Mandzukic (quasi 30 milioni spesi per i due) e di mandare via Llorente e Coman (che hanno fatto incassare circa 7 milioni in due. Ma Llorente arrivato a parametro zero non doveva trasformarsi in una plusvalenza?)? Chi ha avallato queste scelte e questo mercato? La società e il tecnico si presume. Ergo hanno sbagliato entrambi. La prima per essere stata troppo sicura delle proprie scelte, il secondo per essere stato troppo accondiscendente. Adesso si avvicina il Siviglia, poi ci sarà lo scontro diretto contro il Bologna e poi la pausa della Nazionale. Intanto lo scudetto è una chimera e incomincia anche ad esserlo anche la qualificazione in Champions.