Roma, mercoledì 21 ottobre 2015 – La prima cosa che servirebbe a Roma è un’amministrazione lungimirante, che investa tutto sui trasporti pubblici per abbattere i tempi medi di percorrenza sulle strade cittadine, la principale piaga che infesta la Capitale. Si pensi alle file che in ogni strada, piccola o grande che sia, si formano per la sosta selvaggia in seconda o terza fila. Ovvio che se i romani non hanno un sistema di trasporto pubblico soddisfacente sono obbligati a prendere la macchina. E siccome mancano i parcheggi sono obbligati a metterla dove capita (anche se una buona dose di maleducazione e di menefreghismo civico va imputata anche ai cittadini). L’obiettivo principale della buona politica romana del 2016 dovrebbe essere di costringere i romani a non usare più l’auto. A non spostarla. a non comprarla se possibile. Insomma a preferire i mezzi pubblici. Di far capire loro che è più conveniente investire i soldi in un viaggio sul trasporto pubblico, piuttosto che in una Mercedes o una Volkswagen, magari tarocca, perché si possono percorrere in tempi brevi ampi tragitti, con meno stress. Per fare questo Roma ha bisogno di una rivoluzione visionaria – come quella di Marino che ha voluto chiudere e pedonalizzare via dei Fori Imperiali. Chiudere al traffico una strada importante e stupenda come i fori Imperiali però non basta, se non si investe nelle infrastrutture dei trasporti pubblici.
Si dirà, ma Roma ha tanti mali, perché bisogna per forza puntare tutto sui trasporti pubblici? E la differenziata? E la manutenzione delle strade? E i commerci e il turismo? E la Mafia Capitale e la corruzione? Tutto non si può fare e tutto non si può risolvere contemporaneamente. Bisogna avere una strategia e averne una vuol dire fare scelte precise. Decidere di concentrarsi su un problema e risolverlo. I trasporti pubblici servono a tutti e a cascata si porterebbero dietro una serie di benefici innegabili. Della mobilità dei cittadini è gia stato detto. Semplificare e velocizzare i tempi di percorrenza della città è un vantaggio per tutti. Più linee metro, ben organizzate tra di loro e soprattutto integrate con i trasporti di superficie, consentirebbe di ridurre il volume delle macchine nelle strade, liberandole dai fumi dei gas di scarico, dalla sosta selvaggia e anche da un’usura del manto stradale. Meno auto nelle vie di Roma vorrebbe dire una migliore circolazione dei mezzi pubblici e di quelli turistici, dei taxi, dei mezzi della raccolta differenziata, delle ambulanze, delle auto di servizio e delle Forze dell’Ordine e per tutti coloro che comunque vogliono continuare a usare un mezzo di trasporto privato.
Meno auto nelle strade di Roma vorrebbe dire più spazi ad esempio per le piste ciclabili, così come avviene in tutte le Capitali d’Europa. Questo permetterebbe di implementare un mezzo di trasporto privato, pulito e sano per i cittadini con benefici sulla salute e ulteriori minori costi per la spesa sanitaria pubblica. Offrirebbe anche una maggiore vivibilità delle strade cittadine per i pedoni e la possibilità di pedonalizzare nuove vie, al centro come anche in periferia, creando dei distretti commerciali decentrati – pensiamo solo ai tanti mercati di ortofrutta rionali che ci sono nella Capitale. Si può pensare di utilizzare la città in modi differenti, creando ad esempio dei percorsi spirituali all’interno della Capitale come quelli della via Francigena. Naturalmente le applicazioni da questo punto di vista sarebbero infinite e tutte positive. Un altro importante vantaggio, come già anticipato, sarebbe quello della pulizia dell’aria con la riduzione del particolato che i romani ogni giorno si respirano. Meno smog vuol anche dire meno erosione dei monumenti storici e quindi maggiore attrattiva per i turisti. Da un rafforzamento del trasporto pubblico si diramerebbero quindi una serie di soluzioni collaterali che fanno parte degli annosi problemi che la Capitale si porta dietro e che da quarant’anni non vuole risolvere. Il tempo di trattare la cosa pubblica come una cosa privata è finito. È giunto il tempo adesso di lavorare per migliorare la vita dei cittadini e far avvicinare finalmente Roma alle principali città d’Europa.