Montalto Uffugo (CS), domenica 22 gennaio 2017 – «La mafia esiste perché è riconosciuta dalla collettività che la legittima». Un vero e proprio monito alle coscienze di ognuno di noi, perché «tutti possiamo fare antimafia con coerenza facendo il nostro lavoro», quello che è venuto dalle ferme parole di Nicola Gratteri, procuratore capo della Repubblica di Catanzaro. L’occasione è stato il suo intervento, sabato 14 scorso, alla presentazione del libro da lui scritto con Antonio Nicaso: “Padrini e padroni. Come la ‘ndrangheta è diventata classe dirigente” (Mondadori).
Una serata (nelle foto di Saverio Conte e Antonio Cullice), nel Palazzo Sant’Antonio di Montalto Uffugo, cittadina di ventimila abitanti nell’area urbana cosentina, sottolineata dalla vibrante performance dell’attrice Diana Iaconetti: di fronte a un pubblico attento e folto, tanto che molti non sono riusciti a prendere posto nella sala stracolma, ha letto alcuni brani del libro e interpretato i monologhi “Io pentita dell’antimafia”, di Carmine Monaco, e “Mamma ‘ndrangheta”, di Nuccia Martire, anche lei presente all’evento. Di quest’ultimo monologo è stato anche realizzato un suggestivo video per la regia di Giuseppe Lo Cascio, proiettato nella serata cosentina e in varie manifestazioni tenute in tutta Italia.
«Non mi sento di dire per chi votare – ha detto Gratteri rispondendo alle domande della giornalista Chiara Buffone, che l’ha intervistato nel corso della serata – ma sicuramente evitate di dare il vostro consenso alle persone che promettono posti di lavoro per i vostri figli o la vittoria di un appalto». Gratteri, 59 anni, originario di Gerace, nella Locride, dopo essere stato procuratore della Repubblica aggiunto di Reggio Calabria, è stato nominato lo scorso anno procuratore capo di Catanzaro ed è tra i più noti magistrati della Dda, la Direzione distrettuale antimafia. È impegnato in prima linea nella lotta alla malavita organizzata calabrese. Dal 1989 vive sotto scorta e nel 2005 il Ros dei carabinieri ha scoperto un arsenale di armi, nascosto nella piana di Gioia Tauro, che secondo gli investigatori sarebbe stato destinato a organizzare un attentato contro di lui.
Gratteri ha ripercorso più di un secolo di storia della ‘ndrangheta: dalla nascita alla sua espansione in altre regioni d’Italia e all’estero, fino alla sua moderna evoluzione, che grazie alla sua capacità di adattamento ai tempi e alle tecnologie ne ha fatto l’organizzazione criminale ritenuta la più potente al mondo. Ma il magistrato non ha mancato di sottolineare le criticità di oggi della lotta alla criminalità organizzata, denunciando ritardi e disattenzioni del potere politico nell’esame di proposte di legge, giacenti da tempo in Parlamento, per rendere più efficienti gli strumenti investigativi: dalla informatizzazione dei processi alla tracciabilità della storia giudiziaria dei detenuti.
«Ciò che manca – ha ammonito Gratteri, del quale qualche anno fa si era parlato anche come un possibile candidato alla nomina a ministro della Giustizia – è la coerenza. A parole siamo tutti contro la mafia e le ruberie, ma alla fine siamo conniventi. Occorre ripartire da zero, intervenendo su cultura e istruzione: investiamo nella scuola e allontaniamo i giovani dai modelli di società dove a farla da padrone sono ostentazione di ricchezza e potere».
A dipingere un quadro emotivamente forte ci ha pensato Diana Iaconetti, che ha dato voce e volto alla realtà della ‘ndrangheta e della mafia con le sue letture e i suoi monologhi.
“Mamma ‘ndrangheta”, della scrittrice calabrese Nuccia Martire, è l’effigie inquietante del male, una radice ancestrale di malapianta senza luogo, né tempo; un’essenza di morte efferata, tragica e disumana. Monologo e video si intrecciano nel costruire una trama densa di metafore e simboli che ripercorrono l’iter del pensiero e del gesto criminale nella mente e nell’animo umano. Il monologo, pur snodandosi in un concitato racconto di crudeltà manifesta, ha un epilogo di riscatto. La carne ribelle di una nuova generazione che prova a spezzare le catene del male.
“Io pentita dell’antimafia”, dello scrittore napoletano Carmine Monaco, invita ad una profonda riflessione su quante volte abbiamo ricevuto una cartella esattoriale che ci esortava a pagare una tassa già pagata, magari più volte, e non riuscire a dimostrarlo, perché la ricevuta di pagamento è stata smarrita o sepolta sotto la polvere della burocrazia italiana. Tasse, detrazioni, multe a beneficio di uno Stato invisibile, che si manifesta esclusivamente per un compenso o una minaccia. Maria Itala Acella, protagonista del monologo, è la titolare di una piccola impresa: una donna in difficoltà ma decisa a lottare con determinazione contro le ingiustizie subite. Rappresenta un popolo stanco, arrabbiato. Maria Itala Acella è innocente ed è assetata di verità, legalità ed etica, che devono attraversare le menti di governanti, giudici e pubblici ministeri.
Diana Iaconetti è un’attrice di Cosenza e da anni vive a Roma. Dal 2011 si occupa quasi esclusivamente di teatro civile e di denuncia e da circa due anni è impegnata in sostegno ed ascolto a donne vittime di violenza, prostituzione e stalking, prestando servizio volontario in una comunità protetta. Ha collaborato con diverse associazioni non profit, di recupero per tossicodipendenti, ed è stata educatrice di minori a rischio di devianza ed esclusione sociale.