Roma, giovedì 21 dicembre 2017 – Continua la vicenda giudiziaria che potrebbe portare alla chiusura il Centro di accoglienza per persone in stato di disagio gestito dall’associazione “Camminare insieme” in via Pizzirani 25, a Torrespaccata. L’associazione di volontariato ha proposto appello contro la sentenza del Tribunale di Roma che la contrappone alla parrocchia Santa Maria Regina Mundi, proprietaria dei locali dove si trova il centro di accoglienza, la quale ha chiesto di rientrare in possesso dell’immobile per avvenuta cessazione degli effetti del comodato d’uso.
Nei locali, ex battistero della parrocchia, hanno trovato assistenza negli ultimi anni persone e famiglie senza casa, ai quali sono stati forniti vitto e alloggio. Nel tempo, sono stati realizzati vari servizi a loro supporto: assistenza legale, consultorio familiare, sportello lavoro e consulenza amministrativa, distribuzione viveri a persone indigenti. Scaduto il contratto di comodato d’uso gratuito, il Vicariato ha chiesto di rientrare in possesso dei locali, «per urgenti interventi manutentivi, non più procrastinabili, senza i quali sarebbe rischioso il loro utilizzo». Inoltre, la parrocchia intende utilizzare quegli spazi per le sue attività istituzionali-pastorali.
«La struttura – afferma Vincenzo Fiermonte, presidente dell’associazione di volontariato, nella memoria inviata al Vicariato per sostenere la necessità del rinnovo del contratto di comodato – è in perfette condizioni statiche e tecniche, dopo gli interventi di ristrutturazione del complesso, abbandonato dalla parrocchia per ben 40 anni, e concesso in comodato d’uso alla mia persona e alla associazione che rappresento. I lavori furono predisposti dall’ufficio tecnico del Vicariato, dopo l’approvazione della Regione Lazio, che finanziò l’intervento per farlo divenire Centro di accoglienza per persone in disagio sociale, e così è stato e continua ad esserlo, accogliendo numerose persone in disagio sociale, come: famiglie sfrattate, giovani in disagio sociale, donne violentate, tossicodipendenti, eccetera».
Secondo la parrocchia, «in base all’art. 3 del contratto agli atti – come evidenziato nell’atto di costituzione in appello, riferendosi all’atto di comodato d’uso decennale -, in mancanza di esplicita previsione di tacito rinnovo, quest’ultimo poteva intervenire solo per espressa nuova manifestazione di volontà di entrambe le parti», che non solo non ci sarebbe stata, ma si sarebbe all’opposto manifestata, dopo un incontro svolto alla presenza dei legali delle due parti, concordando una data di rilascio dell’immobile.
Secondo l’associazione di volontariato, un servizio completo come quello da essa offerto non è stato predisposto dal Vicariato e perciò andrebbe tutelato. La richiesta di abbandonare i locali dove è possibile ora svolgerlo, secondo il presidente Fiermonte, «stride con quanto sia importante che ogni parrocchia sia stimolata a costituire Organizzazioni di volontariato, utili e necessarie, per portare avanti ogni servizio nei confronti dei disagiati con progetti approvati e finanziati per determinati soggetti sociali, ciò che la Caritas parrocchiale non può fare, ma che dovrebbero essere promossi dalla Caritas diocesana», al fine di «aprirsi al volontariato e all’impegno sociale e politico di ognuno di loro».