Dopo il grande successo di Genova e Nuoro, Roma accoglie nella suggestiva location dell’Ara Pacis la mostra multimediale e interattiva dedicata a Fabrizio De Andrè
di Antonella Furci
Roma mercoledì 17 marzo 2010 – “Fabrizio De André. La mostra” è il caratteristico percorso multimediale, creato da Studio Azzurro, uno dei più importanti gruppi internazionali di videoarte, attraverso cui viene raccontata la vita, la musica, le passioni di Fabrizio De André, unico e universale interprete e in alcuni casi anticipatore dei mutamenti e delle trasformazioni della contemporaneità. E’ una suggestiva mostra che, dopo quella di Genova e Nuoro, approda anche a Roma dove dal 24 febbraio è ospitata negli spazi espositivi del Museo dell’Ara Pacis e vi rimarrà fino al 30 maggio.
Attraverso la narrazione virtuale, multimediale e interattiva con cui l’esposizione è stata ideata, si offre al pubblico l’opportunità di vivere un’esperienza emozionante, in quanto ogni visitatore potrà scegliere di volta in volta, attraverso touchscreen e video, quale immagine di “Faber” sviluppare per sé, in relazione con il proprio vissuto. In quattro ambienti, curati rispettivamente da Vittorio Bo, Guido Harari, Vincenzo Mollica e Peti Morgia, vengono affrontati i grandi temi della sua poetica: la società del benessere, il boom economico degli anni ’60, gli emarginati e i vinti, la libertà, l’anarchia e l’etica, gli scrittori e gli chansonnier, le donne e l’amore, la ricerca musicale e linguistica, l’attualità nella cronaca, i luoghi rappresentativi della sua vita. Invitando in questo modo il visitatore a interagire intimamente con l’artista, la mostra mette ancora più in evidenza la grande capacità di De Andrè di parlare al singolo e al contempo di essere universale, rivelando il perché era ed è così riconosciuto e amato dalle persone di ogni genere ed età.
Un “tour virtuale”, dunque, che si perpetua all’infinito, che dona l’illusione di trovarsi all’interno delle sue canzoni e che si conclude con una passeggiata riassuntiva nella sua vita privata, nel ricordo dei suoi amici e nelle numerose foto messe in mostra insieme ad alcuni manoscritti. Quattro teche, infatti, raccolgono una selezione di significative tracce di una vita: i primi bigliettini scritti alla madre Luisa, alcuni libri e agende disseminati di appunti di lavoro e di citazioni annotate, una sua lettera al poeta Mario Luzi, un’altra lettera, stavolta drammatica, al padre Giuseppe scritta durante la prigionia sul Supramonte e controfirmata da Dori, fino al volume annotato delle “Effemeridi” da cui, da vero appassionato di astrologia, non si separava mai. Infine, insieme a tutto il materiale esposto, sono ospitate anche una serie di preziose xilografie dell’artista americano Stephen Alcorn, da sempre grande estimatore dell’opera di De André.