Roma, sabato 10 maggio 2014 – Tiene banco l’affaire Conte. Il tecnico firma con la Juventus, dopo averla condotta al trionfo per tre anni consecutivi, o lascia per un’altra grande squadra europea? Le indiscrezioni che filtrano dicono che il Monaco, secondo quest’anno in campionato sotto la gestione Ranieri, gli avrebbe offerto un triennale da 7,5 milioni l’anno, mettendogli a disposizione un budget per la campagna acquisti da 120 milioni (fonte Calciomercato.com). Considerato che la squadra del Principato ha già adesso un parco giocatori di livello assoluto, l’offerta è faraonica e tentatrice, e non sarebbe impossibile vedere andare via Conte da Torino. Anzi sarebbe più che legittimo e umano, al di là di quello che possono pensare i tifosi. L’ambizione di vincere e di continuare a crescere come tecnico e come uomo è nel dna di Conte e di tanti altri suoi colleghi allenatori, per cui rientra nella norma e sarebbe giusto così. La Juventus adesso è una grande realtà societaria. Per merito di Andrea Agnelli, di Marotta, Paratici e Nedved ha saputo fare piazza pulita dei pessimi risultati degli anni post sentenza Calciopoli, che avevano relegato la Vecchia Signora a scarsa comprimaria. Hanno saputo avviare una rivoluzione e ingaggiare l’allenatore adatto. Hanno vinto tre campionati di seguito. Hanno raggiunto il 30° scudetto della storia bianconera. Hanno grandi campioni nel loro parco giocatori. Sono consapevoli che adesso come grande squadra europea (il ranking in soli due anni di Uefa è salito al 16° posto) sono sotto la lente di ingrandimento e devono fare i conti con la concorrenza, che ai massimi livelli si confronta con le possibilità di spesa e passa anche attraverso gli head hunter, i cacciatori di teste, che guardano Antonio Conte e lo vedono essere fatto della stessa pasta dei Mourinho, degli Ancellotti, dei Guardiola, dei Klopp, dei Simeone. E lo vogliono. E lo tentano.

La Juventus e i tifosi devono essere fieri e contenti di questo. Conte ha raggiunto un traguardo storico. Il suo compito potrebbe essere quasi finito. È naturale che guardi a nuovi orizzonti e a nuove sfide. La dirigenza bianconera deve decidere se accettare il confronto che il suo allenatore le lancia, che è quella di avere una formazione in grado di entrare a far parte, in maniera stabile, delle prime quattro squadre in Europa! Vincere la Champions League è un grande traguardo, ma non è l’unico risultato possibile! L’Inter insegna. Ha vinto la Champions un anno e poi è sparita. Bayern, Real, Barcellona, Chelsea non vincono sempre, ma sono quasi sempre lì. Sono nell’élite d’Europa. Il ciclo è continuo. Se la dirigenza juventina invece non vorrà o non potrà accettare questo progetto, la partenza di Conte non dovrà essere un dramma. Altri allenatori si potranno trovare, tentando magari quello stesso Jupp Heynckes che ha fatto grande il Bayern Monaco, o prendendo un altro grande allenatore italiano di livello internazionale come Mancini, non tenendo conto dei pregiudizi provinciali di tifosi mentalmente chiusi. Adesso la Juventus deve ragionare come una grande azienda di livello internazionale, cui le antipatie o le simpatie dei suoi “stakeholder”, spesso troppo emotivi e irrazionali, non possono determinare la gestione dell’azienda stessa. La partita è ancora aperta, ma si chiuderà presto – in un modo o nell’altro. E a chiuderla sarà lo stesso Conte, troppo furbo e intelligente per non sapere che il mercato si fa adesso (anzi ce lo ha insegnato lui; almeno in Italia), prima del Mondiale, sia che si tratti del mercato della Juventus, del Monaco o di qualche altra grande squadra.

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