Roma, giovedì 5 settembre 2013 – Era illogico pensare che l’offensiva di Berlusconi per ottenere il salvacondotto o l’agibilità politica si fermasse dopo il taglio dell’Imu per il 2013. Il blocco Imu, approvato dal Consiglio dei Ministri, secondo la Segreteria del Pd altro non è servito che a togliere alibi al Cavaliere e al suo entourage di falchi e colombe. Adesso, se vogliono far cadere il Governo Letta a causa dei guai giudiziari del leader, non avranno scudi dietro cui ripararsi. Puntuale, a pochi giorni dall’insediamento della Giunta per le Elezioni e Autorizzazioni del Senato, prevista per il 9 settembre, il Pdl torna a fare pressioni all’alleato di Governo, minacciando il Pd di far cadere Letta se non sarà evitata la decadenza del Senatore Berlusconi. Bluff o reale minaccia? È arduo da capire. Ma a giudicare dalle condizioni sfavorevoli cui potrebbe andare incontro Berlusconi in campagna elettorale, magari con l’aggravante degli arresti domiciliari, magari contro un Pd ricompattato dietro a Renzi, sembra l’ennesimo giro di carte di un astuto pokerista.
Il ricatto costante a cui è costretto il Pd dall’alleato è anche figlio di una chiusura reiterata e continua da parte del Movimento 5 Stelle nei confronti del centro sinistra e di una possibile alleanza per salvare l’Italia. Grillo e i parlamentari e senatori oltranzisti, ossia la maggioranza degli eletti con il Movimento nei due rami del Parlamento, non vogliono sentir parlare di alleanze con il Pd. «I bianchi non si mischiano con i neri», ha affermato il leader in un post dal sapore un po’ retrò e non privo di possibili, confusivi intendimenti. Anche se i due colori stanno ad indicare solo un aspetto morale. Eppure la strategia del duo Grillo-Casaleggio non è chiara. Vorrebbero andare alle elezioni per avere la maggioranza assoluta e finalmente cambiare tutto in Italia. Nei comuni che amministrano però le cose stanno in maniera diversa. A Parma ad esempio, dove la campagna elettorale è stata tutta giocata sul tema del “No all’inceneritore”, la Giunta Pizzarotti non ha impedito che entrasse in funzione. Oltre a questo hanno sottoposto la città ad uno stressante aumento delle tasse per ripianare il debito. Certo amministrare un comune e presiedere un governo sono cose differenti. I parlamentari e senatori 5 Stelle non sono Pizzarotti. Però rimane il fatto che nel caso di Parma alle parole non sono seguiti i fatti.
Senza contare poi che anche Berlusconi da alcune campagne elettorali continua a chiedere agli italiani di dargli la maggioranza assoluta per governare e cambiare (rivoluzionare) l’Italia. Entrambi gli schieramenti sono restii alla democrazia parlamentare. O tutto o niente. In mezzo sta il Pd, che per il momento si limita ad opporre un netto e fermo rifiuto ad ogni richiesta di agibilità politica. Non è un partito preso, o una sorta di anti-berlusconismo esistenziale di fondo. È il rispetto delle regole democratiche. Berlusconi è stato processato e condannato, con la possibilità di difendersi (anche oltre le legittime possibilità concesse ai cittadini qualunque) da un pool di 19 magistrati nei tre gradi di giudizio. In tutti è stato ritenuto colpevole di frode fiscale, per aver ideato e gestito il complicato sistema di scatole cinesi che gli ha permesso di occultare fondi neri, di frodare lo Stato Italiano e di avere disponibilità economiche importanti. Adesso sulla base del fatto che circa 8 milioni di italiani lo hanno votato alle ultime elezioni, vorrebbe il lasciapassare giudiziario. Il Pd su questo punto non intende scendere a patti. Anche perché il suo elettorato non capirebbe. L’unica cosa che gli rimane da fare dunque è provare a smascherare il bluff. Se di bluff si tratta. Altrimenti si andrà a votare e tutti i partiti si assumeranno le responsabilità di quanto di buono o di meno buono hanno fatto in questi mesi.