Roma, sabato 25 agosto 2018 – Piccoli Trump crescono, anche in Italia. La citazione è tratta dal libro di Louisa May Alcott “Piccole donne crescono” e il riferimento va a Salvini e Di Maio, che si sono messi in un cul de sac con le proprie mani. Con toni aggressivi e intimidatori hanno cercato di ottenere il trasferimento di buona parte dei profughi della Diciotti negli altri paesi della Ue, ricevendo una serie di no anche dai rappresentanti dei cosiddetti Paesi sovranisti. Secondo fonti diplomatiche, citate dal sito di “Repubblica”, la richiesta di redistribuzione delle persone sulla nave, ferma a Catania, non è stata accolta perché il flusso di migranti pro capite in Italia è molto al di sotto di quello di altri Stati membri e perciò non è necessario condividerne le responsabilità. Ma Di Maio si è spinto oltre. Giocando al gioco delle esternazioni con il collega Salvini, ha commesso l’errore di minacciare la sospensione dei contributi all’UE, a cui in un post su facebook sembrerebbe essersi adeguato anche il Premier Conte, scrivendo: “Ne trarremo le conseguenze”. Ossia? Cosa intende fare adesso il Governo italiano, visto che dall’Unione Europea non ci sono state mano tese? Intende lasciare i profughi, che sono stati raccolti in mare aperto da una motovedetta della guardia costiera italiana, non da una ong battente bandiera straniera, sulla nave? Per quanti giorni e fino a quando?
Ma soprattutto il Governo Conte con che faccia si siederà al tavolo delle trattative con gli altri colleghi a Bruxelles e in Europa? All’errore di Salvini si poteva in parte rimediare se i due dioscuri della politica italiana avessero giocato al poliziotto buono e a quello cattivo. Comunque lasciandosi aperta una via di fuga e predisponendo un piano B. Invece hanno giocato entrambi la parte del poliziotto cattivo e quel che è peggio in un enfasi di dichiarazioni, rilasciate su facebook e nei talk show televisivi, hanno eretto un muro contro muro con le istituzioni europee, che giocherà a loro e a nostro sfavore anche in futuro. I colleghi europei non si dimenticheranno delle minacce, né tantomeno degli attacchi, probabilmente infondati, che gli hanno rivolto i due leader maximi, utilizzando modi trumpiani. E siccome l’Italia da sola non basta a se stessa, visto che non ha materie prime. E siccome in America l’Amministrazione Trump, l’unica che semmai avrebbe potuto offrire un riparo al Governo Conte, solo per fare dispetto all’Unione Europea, è nell’occhio del ciclone e fra meno di tre mesi potrebbe finire bloccata dalle elezioni di mid-term; se non addirittura sotto impeachment. Chi allora darà linee di credito, anche politiche, e sostegno ad un Paese con uno dei debiti più alti al mondo e con un Governo così arrogante? Lo spread potrebbe riprendere la sua corsa in salita, mettendo in ginocchio la fragile economia italiana.
Se Di Maio e Salvini davvero avessero a cuore le sorti della nazione, smetterebbero di azzuffarsi con i partner europei per sciocchezze esiziali e cercherebbero invece di ottenerne la fiducia, per intraprendere quel percorso di cambiamento e di miglioramento, che per il momento hanno detto di voler fare. Ad esempio concentrerebbero le forze sui mali della giustizia italiana, risolvendo le mille contraddizioni della sua lentezza. Invece ragionano dei massimi sistemi su questioni di lana caprina, mettendo tra l’altro in pericolo la vita di povere persone. E per la terza volta rischiano di esporre il Paese ad una figuraccia internazionale e ad una catastrofica causa legale, dopo le posizioni prese con AncelorMittal e Autostrade per l’Italia. A meno che la furbata non sia quella di uscire dai polveroni che hanno innescato con le proprie dichiarazioni, attraverso polveroni ancora più grandi. E quindi per rimediare alle polemiche innescate con Autostrade, ecco la conferenza stampa e le dichiarazioni sulla gara illegale, ma non annullabile, dell’Ilva. Infine, per uscire da quell’impasse, ecco le minacce alla UE sul caso Diciotti. Ma i fatti alla fine quali sono? In dieci giorni il Governo si è infilato per tre volte in una strada senza via d’uscita. Un bel filotto non c’è che dire! Il think thank funziona!