Roma, 1 maggio 2010 – Come ogni anno la tradizionale festa dei lavoratori comprende tante iniziative in tutta Italia e quest’anno i tre grandi sindacati italiani, Cgil, Cisl e Uil non potevano che scegliere, come luogo principale in cui svolgere la tradizionale manifestazione, la cittadina di Rosarno. Centro della piana di Gioia Tauro, a gennaio scorso è stata teatro dei violenti scontri tra la popolazione locale e i braccianti immigrati africani, insorti per le condizioni di schiavitù in cui erano costretti a lavorare negli aranceti, tipiche piantagioni della zona. L’accaduto noto ormai come i “Fatti di Rosarno” è stato definito come una vera e propria “guerra tra poveri”. La festa del 1° Maggio, diventa quindi un’occasione per non dimenticare questi incresciosi fatti che in realtà non sono altro che espressione di una serie di problematiche ormai intrinseche nel tessuto economico, politico, sociale e culturale della regione. Per questo motivo la scelta, ovviamente, non è casuale poiché la ricorrenza della festa dei lavoratori è incentrata quest’anno oltre che sui tradizionali temi del lavoro e dello sviluppo economico, anche su quelli dell’integrazione, cogliendo l’occasione per rilanciare proprio da Rosarno il tema del lavoro in stretto collegamento con quelli della legalità e dell’accoglienza degli immigrati. Come spiegano le tre segreterie sindacali della regione, “la scelta di Rosarno come fulcro della festa del Primo Maggio è , infatti, l’occasione, per porre all’attenzione del governo l’esigenza di destinare verso la Regione politiche e risorse necessarie per affrontare i ritardi strutturali che oggi condizionano il suo reale sviluppo, a partire da un piano strutturale per il lavoro, per le infrastrutture e per una sana crescita del sistema imprenditoriale. Inoltre, è un importante appuntamento per la nostra Regione in un momento delicato e difficile non solo dal punto di vista economico e sociale ma anche per il perdurare dei fenomeni di recrudescenza mafiosa e criminale che, nonostante il lodevole impegno di magistratura e forze dell’ordine, continuano a condizionare pesantemente le nostre comunità”.