Ari Folman, regista e sceneggiatore israeliano, classe 1962, dirige un film difficile, una sorta di graphic novel autobiografica adattata per il grande schermo
di Francesca Di Lello
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“Valzer con Bashir” è un film d’animazione, che racconta della guerra in Libano e in particolare del massacro di migliaia di palestinesi nei campi profughi di Sambra e Shatila, operato da falangisti libanesi appoggiati dall’esercito israeliano; un evento che ha lasciato cicatrici profonde nell’immaginario collettivo e terribilmente attuale con i nuovi massacri di Gaza, dove ancora una volta le vittime sono soprattutto gli indifesi. Candidato all’Oscar nella categoria “Miglior film straniero”, il film analizza i drammatici fatti del Libano nei primi anni ottanta, e, attraverso le memorie di varie tipologie di reduci, allora poco più che adolescenti, affronta la questione della rimozione della coscienza e delle responsabilità di un paese intero. Come in un “puzzle della memoria”, la narrazione procede per frammenti, e i ricordi del protagonista, incarnazione del regista stesso, ex soldato di quella terribile guerra, riaffiorano tassello dopo tassello come terribili sensi di colpa.
La pellicola racconta le vicende di Ari che una notte ha un appuntamento al bar con l’amico Baaz. L’uomo soffre di crisi ricorrenti durante le quali s’immagina braccato da ventisei cani inferociti; lo stesso numero di cani che ha dovuto uccidere durante la guerra del Libano. Li uccise, quei ventisei cani che abbaiavano troppo, perché davano l’allarme ai villaggi palestinesi presi d’assalto dall’esercito israeliano. Ari è sorpreso da quanto poco ricorda di quel periodo, e decide di esplorare il mistero rintracciando e intervistando vecchi amici e commilitoni in giro per il mondo. Il racconto di ognuno di essi diventa un flashback, che presenta un frammento sempre nuovo del conflitto. Questo susseguirsi di testimonianze fa emergere dalla memoria di Folman i suoi ricordi, che diventano sempre più definiti, fino ad arrivare ai giorni cruciali della strage di Sabra e Shatila, a cui assistette passivamente. Le ultime immagini del film non sono più in animazione, ma filmati d’archivio, che ritraggono i cadaveri della strage in mezzo alle macerie del campo profughi: un epilogo “documentaristico”, nel quale si passa dall’immaginario alla verità storica.
“Valzer con Bashir” è un viaggio nella natura dell’essere umano; il regista vuole comunicare quanto profondamente l’orrore della guerra, ed il senso di colpa possano colpire l’anima di un uomo. La rimozione messa in atto dal protagonista è la stessa che ha messo in atto tutta la comunità internazionale (compresa Israele). Le immagini finali del film, un vero e proprio pugno nello stomaco, sembrano rivelare il messaggio di Folman: il problema della labilità della memoria; sono, dunque, una sorta di appello a “non dimenticare”.