Roma, mercoledì 13 aprile 2011 – Lo scontro tra eserciti di lettere e plotoni di numeri irrompe nel libro come il conflitto dell’arte con le leggi del mercato, per ricondurci al fatto che, al di là della mercificazione del tutto, la parola è strumento di libertà. Quattro autori differenti tra loro per note caratteriali, anagrafiche e per formazione, sulla base della comune passione per l’arte, realizzano un atto narrativo di condivisione su una trama che ha i contorni dell’irrazionale. Maria Pia Carlucci dichiara: “Abbiamo cercato di andare oltre i consueti canoni della letteratura”. Si tratta di un romanzo sperimentale realizzato in forma collettiva, nato dalla mescolanza di varie tipologie di componimento letterario, fuse assieme in un simbolico linguaggio, come gli arrangiamenti di un complesso musicale. Maurizio Verdiani dichiara: “Un romanzo in realtà nasce quando finisce”. L’odierna fiaba si realizza in una pluralità di toni e stili differenti, dalla poesia al dialogo, dalla prolissità all’estrema concisione, generati dalle differenze tra gli stessi autori. “Una volta scritto il romanzo, il viaggio è appena cominciato” dichiara Stefano Capecchi. La vicenda di due innamorati, Velle e Kama, tra le peripezie della vita riallinea un groviglio di storie fantastiche che si svolgono in un’astratta dimensione spazio-temporale. “E’ un viaggio sentimentale all’interno della nostra vita, elaborato come una sinfonia” dichiara Fiorella Corbi.
I due personaggi principali alla ricerca della propria identità intraprendono due tipologie di percorso differenti. Kama, il personaggio maschile, simbolo del desiderio compie un viaggio eroico verso azioni straordinarie, Velle simbolo della volontà un viaggio onirico di conoscenza del sé. Attorniati da insoliti personaggi tra cui il misterioso Gran Signore dei Numeri, un topo filosofo, la Vox populi, simboleggianti rispettivamente il male, l’intelligenza e la ragionevolezza, si presentano in contesti inclusi l’uno nell’altro in forma di matrioška, dove dalla vicenda principale scaturiscono tante narrazioni legate l’una all’altra senza un preciso tracciato temporale. Nel convulso volteggiare tra sogni e macchinazioni, le porte spalancate sul fantastico sono atte a far trapelare ironicamente l’assurdità del reale. Gli autori alla ricerca di nuove modalità espressive, si cimentano con nuove tecniche di scrittura. A livello di materiali, utilizzano elementi che esulano dal linguaggio letterario, come numeri, segni e simboli, a livello di struttura narrativa saltellano tra stili e linguaggi differenti. Il romanzo è fluttuante e s’insinua in un genere letterario ibrido tra parole come suono musicale e movimenti simili a piani d’azione scenica teatrale. Non vi è un ordine cronologico degli eventi, qui vien data preminenza ad anticipazioni e flashback per affrontare temi senza tempo quali la ricerca della conoscenza, il conflitto, l’eroismo, l’amore.
Il termine Coeva significa contemporaneo, e simboleggia la realizzazione di una comune esperienza espressiva tra autori e lettori. Un sottile filo logico lega la produzione del pensiero, non per casuali associazioni di idee ma sulla base della condivisione consapevole delle stesse tra produttori e fruitori. Al di là della frammentarietà delle situazioni, si invita il lettore alla trasposizione della messinscena in realtà. “Si tratta di un lavoro non fine a sé stesso, che darà origine ad altri lavori ed altre collaborazioni. L’assegnazione di nuovi significati preserva dall’impoverimento del linguaggio” dichiara il giornalista Vittorio Lussana. “Il libro è un percorso di sintesi a più voci, che ha il privilegio di non esser stato mediato da un Editor, cioè di non esser stato omologato in funzione del mercato” dichiara la giornalista Francesca Buffo. E’ il lettore stesso, attraverso una libera interpretazione della simbologia, a definire significato e finale di questo romanzo allegorico che si tuffa con ironia nella nostra contemporaneità. L’esposizione dei quadri del pittore Luca Palazzi fa da cornice alla festa di presentazione del libro Coeva, intervallata anche dall’ottima performance musicale del compositore Marcello Appignani che con l’ausilio della chitarra classica propone pezzi musicali in stile seicentesco.