Roma, sabato 24 novembre 2012 – Oggi, nell’Opificio Telecom Italia, sede di Roma Europa Festival, si è svolta la presentazione di Smart.It, progetto di ricerca. Un’esperienza raccontata dai responsabili dell’iniziativa e dai rappresentanti dei Paesi in cui tale piano di lavoro è già stato attivato. Un incontro pubblico, aperto a compagnie, artisti, operatori del settore e alla stampa, finalizzato a proporre la creazione di sportelli Smart. Davide D’Antonio, del direttivo C.Re.S.CO. (Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea), introduce la conferenza salutando gli ospiti con note di tensione e nello stesso tempo fiducia per questa nuova attività politica e poetica. Cede subito la parola al fondatore e amministratore delegato di Smart.Be, Julek Jurowicz. In Belgio la situazione non è dissimile da quella italiana, dove risulta evidente la precarietà degli artisti e l’utopia di finanziamenti pubblici a disposizione dell’economia creativa.
CReSCo è un comitato nato nel 2010 con l’obiettivo di dare dignità lavorativa ai progetti artistici e far recuperare agli operatori di questo settore un ruolo riconosciuto nel contesto sociale nazionale. Il progetto Smart propone di affiancarsi a questo comitato e di sostenere le professioni della creazione, in continua crescita nelle economie occidentali. Si pensa infatti alla possibile nascita di un settore quaternario da aggiungere ai settori tradizionali (agricoltura, industria e terziario) e basato sulla conoscenza, sul sapere e sull’informazione. Per l’avviamento di questa nuova attività in Italia, Smart.Be contribuirà alla metà del finanziamento iniziale, un anticipo che costituirà il fondo di garanzia, necessario e indispensabile per garantire ai membri lo sviluppo dei progetti. L’esito di Smart in Italia, come negli altri Paesi dove il progetto è già in corso da anni, dipende esclusivamente dai membri. Maggiore è la partecipazione e l’affiatamento dei membri, maggiore sarà il fondo e l’efficienza. È la creatività a fare la differenza. Smart è un’idea nata in Belgio nel 1998 (Smart.Be). Oggi conta quasi 49.000 membri, 9 uffici e 150 impiegati permanenti, numeri che si moltiplicano se si tiene conto dei nuovi adepti nati in Francia e in Spagna negli ultimi anni. Da gennaio Smart potrebbe già essere in Italia a prendersi cura dell’arte e di ogni progetto, di ogni speranza e ambizione riposte a lungo nel cassetto come sogni irraggiungibili, e saranno proprio gli artisti italiani a deciderne le sorti.
In Belgio Smart è un’associazione no profit, un’iniziativa privata, strumento di difesa degli interessi del settore-creazione. Nasce per risolvere il problema dei finanziamenti politici europei che non si adattano ai bisogni artistici, e risultano perlopiù un ostacolo alla mobilità delle opere. Smart risponde a questa necessità accettando membri professionisti ma anche dilettanti, al fine di migliorare l’ambiente amministrativo della gestione dell’attività creativa. Ma come si fa uno Smart? Julek risponde a questa domanda con una ricetta, lo zabaione: pochi ingredienti, semplici ma buoni, che ne fanno un prodotto saporito e gradito. I progetti presentati dai membri sono gestiti, conservati e sviluppati da Smart, che svolge il ruolo di intermediario e garante dell’operazione, un incubatore tecnico. È una struttura virtuale che abbraccia gruppi di artisti per attività di produzione, coprendone anche i costi. I servizi sono a pagamento? La risposta è no. Le entrate corrispondono al 6.5% del fatturato delle attività una volta che il prodotto è venduto sul mercato, una percentuale necessaria ai membri per usufruire dei servizi offerti: servizi mutualistici, paga dello stipendio, fatture, assicurazioni, sostegno alle attività strutturanti, quelle cioè che hanno un impatto sul mercato, sullo sviluppo di questo nuovo settore (il cinema, attività prevalente e in pieno sviluppo, seguita da teatro e musica).
Il numero elevato di artisti ha richiamato il bisogno di un modello Smart anche in Francia, che nel 2010 ha raggiunto 8 uffici e 475 clienti. In Spagna il problema dell’accreditamento si è risolto con il pagamento di un’unica quota associativa da parte dei membri (25 euro). Ogni Smart si adatta alle necessità del Paese. Julek conclude così la conferenza: “Non ci sono criteri di ammissione per i progetti presentati. Non c’è valutazione artistica o economica. Smart non si immischia nel merito artistico, i membri artisti sono autonomi”. Gli artisti sono liberi dall’impegno di carattere amministrativo, e inoltre il pagamento viene garantito entro 7 giorni, con la possibilità di concentrarsi sulla propria attività con priorità assoluta. Il compito dell’artista è solo quello di creare, al resto pensa Smart. Smart può essere considerato l’embrione di una futura banca della cultura, una strategia a lungo termine e funzionale in ambito internazionale.