Roma, sabato 12 novembre 2011 – “Sono un artista e voglio fare l’artista…ecco perché sono in fuga dal mondo del cinema” ha recentemente dichiarato David Lynch. Il grande cineasta deluso dalla scarsa importanza data al cinema d’autore nel gran circuito cinematografico e dal fatto che sempre più spesso il pubblico eluda i film di qualità, si allontana progressivamente dal mondo del cinema per approdare al panorama musicale. Pur avendo già da un po’ superato i sessant’anni sorprende il suo dichiarato desiderio di sperimentare nuovi linguaggi. Ha in cantiere la realizzazione di concerti live basati sulla contaminazione tra varie tipologie d’arte dalla musica alla pittura, dalla scultura alla danza. A cinque anni dall’ultimo film, “Inland Empire” -L’impero della mente – per il quale ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera in occasione della Sessantatreesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la scorsa settimana debutta a sorpresa nel mondo delle compilation con “Crazy Clown Time”.
Si tratta del primo album dove Lynch si cimenta senza titubanze nella musica e nel canto. Quattordici canzoni da lui stesso scritte interpretate e prodotte, ispirate da viscerali meditazioni ed oniriche fascinazioni sull’odierna società. Il grande regista dal tratto surreale si reinventa performer e produttore di musica elettronica, ma seppur in fuga dalle sale di proiezione, trasferisce frammenti inquietanti del suo modo di fare cinema in musica. Sonorità blues ed elettro-pop dal riverbero denso, condite da voce urlante o sussurrata, rumori di pioggia, di sirene e gemiti femminili che vanno a fondersi con rullate di batteria ad effetto rallenty ed acuta chitarra R&B. Il distintivo tratto di Lynch si spande in musica tra note che richiamano a fotogrammi confusi tra sogno e realtà. In esse l’artista ama giocare con gli effetti Vocoder per fornire un differente spessore alla voce in ogni tipologia di brano. La musica, in effetti, è sempre stata un aspetto ipnotico fondante all’interno dei suoi film, tanto da creare un connubio indissolubile con gli stessi personaggi della vicenda.
In passato il regista si era già cimentato nella realizzazione di brani musicali per i suoi stessi film, da “Twin Peaks” a “Velluto Blu” fino all’ultimo “Inland Empire” assieme al noto compositore statunitense di origine italiana Angelo Badalamenti. Ascoltare le graffianti melodie di Lynch, dall’atmosfera suggestiva ed intimista al pari dei suoi film, costituisce una sorta di esperienza personale in cui ognuno, a seconda del proprio punto di vista, ha modo di cogliere cose diverse dall’altro. In questo primo album dal titolo “Crazy Clown Time” Lynch si avvale della collaborazione di altri grandi artisti, quali l’ingegnere chitarrista e batterista Dean Hurley e la cantante statunitense di origine sudcoreana Karen O. vocalist del gruppo Indie Rock degli Yeah Yeah Yeahs. Egli, seppur già affermato depositario di un personale stile narrativo a livello di arti visive, lascia trapelare, con la ricerca di nuove forme d’espressione in musica, un’umile ed interessante voglia di sperimentare. Lynch con spontanea creatività tra suoni confusi e misteriosi, come nei suoi film, ricerca la bellezza in atmosfere enigmatiche. Ora la sfida per il cineasta divenuto compositore è creare movimentate suggestioni musicali senza l’ausilio delle immagini e dei bizzarri personaggi dall’umorismo carismatico tipici dei suoi precedenti set cinematografici.
Curiosità su David Lynch
Il grande regista da 38 anni pratica la Meditazione Trascendentale. Nel 2005 istituisce la David Lynch Foundation una fondazione benefica che ha lo scopo di diffondere questa tecnica di concentrazione mentale introdotta in Occidente a fine anni Cinquanta dal guru indiano Maharishi Mahesh Yogi. La Meditazione, attraverso la recitazione mentale di un mantra – formula sacra – è volta a migliorare il proprio stato psicologico e fisico. Si tratta di un metodo per attenuare lo stress, rendere libera la propria creatività migliorare la relazione con gli altri e giungere in sintesi all’auto-realizzazione. M.M.Yogi a fine anni Sessanta raggiunge la notorietà per aver accolto nel suo gruppo di meditazione celebrità del mondo dello spettacolo tra cui i componenti del gruppo musicale The Beatles, e molti altri.