Roma, martedì 26 febbraio 2013 – “I media borghesi presentano i lavoratori come vittime o delinquenti, ciò che non vogliono vedere sono i lavoratori organizzati”. E’ quanto dichiarato dal regista Ken Loach a Torino di fronte ad una folla di circa quattrocento persone, durante lo storico convegno del 6 dicembre del 2012 tenutosi in occasione dell’incontro tra il cineasta e i lavoratori del Museo nazionale del cinema. Alcuni esponenti della classe lavoratrice del Museo si erano a lui rivolti, pochi mesi prima, per denunciare la propria condizione di precarietà e sfruttamento.
Quell’incontro diviene lo spunto per la realizzazione del documentario “Dear Mr Ken Loach” di Rossella Lamina e Nicola di Lecce, proiettato il 20 febbraio scorso in anteprima assoluta al Nuovo Cinema Palazzo di Roma. Lo scopo è divulgare le ragioni del rifiuto del premio alla carriera al Torino Film Festival da parte del regista e stimolare una maggior presa di coscienza da parte dei lavoratori nella necessità di opporsi ai soprusi, attraverso la lotta sindacale.
Ma veniamo ai fatti. A luglio dello scorso anno Federico Altieri, un lavoratore della Coop Rear, appaltatrice dei lavori all’interno del Museo del Cinema di Torino, viene licenziato e decide di scrivere al famoso regista cinematografico Loach per porre il caso all’attenzione pubblica. Il regista inglese, pluripremiato in vari festival e mostre del cinema e noto per aver dedicato la sua vita alla realizzazione di film e documentari sulle condizioni delle classi disagiate e lavoratrici, accoglie questa denuncia e decide di schierarsi dalla parte degli operai.
In seguito al rifiuto del premio da parte di Loach, in atto di solidarietà verso i lavoratori, il mondo degli intellettuali del cinema si schiera contro il regista, dicendo che questi avrebbe dovuto desistere dal porre in cattiva luce la direzione del Museo. È a questo punto che, come documentato dal film, accade un evento inaspettato: la città di Torino fa sentire la sua voce e in seguito al gesto del regista si condensano rapidamente tutta una serie d’iniziative di condivisione della lotta tra studenti, senzatetto, tra migranti, operai e quant’altri.
L’atto di solidarietà del regista fa inaspettatamente da collante alla lotta sindacale. Il rifiuto all’omologazione da parte di quest’intellettuale, in nome della dignità di ogni singolo lavoratore, assume grande valore simbolico e da un fatto di miseria sociale si giunge invece a un’attiva presa di posizione da parte dei lavoratori. Il 23 di novembre all’inaugurazione del XXX Torino Film Festival i lavoratori in presidio manifestano il proprio dissenso urlando: “Avete esternalizzato tutto, schiavizzato i lavoratori, vergogna! Una spartizione di denaro pubblico tra amici…”.
Ma il paradosso è che i signori che intendevano attribuire un premio alla carriera a Loach per gli alti valori morali contenuti nelle sue opere e la sua attenzione verso gli esclusi fanno parte del management contro cui è in atto la vertenza sindacale degli operai.
“Non puoi pretendere di essere di sinistra e poi trattare così male i lavoratori. Tutti noi che lavoriamo nell’industria culturale abbiamo l’obbligo assoluto di trattare correttamente chi lavora ‘con noi’. Per favore non dite che non è vostra responsabilità. Lo è!” afferma Loach all’interno del documentario provocando un tumulto di applausi a scena aperta all’interno del Nuovo Cinema Palazzo di Roma. E prosegue dicendo di aver tentato di far cambiare direzione al management del Museo Nazionale del Cinema, ma non avendo avuto alcun esito di esser stato spinto a una scelta obbligata: ‘Che la merda colpisca il ventilatore’, che tradotto dall’inglese significa ‘Che scoppi lo scandalo con tutto ciò che ne consegue’, e chiosa con: “C’è un premio che condividiamo tutti, è l’essere padri di questa lotta”.
Nelle riprese al convegno di Torino del 6 dicembre 2012 le testimonianze di operai, studenti, sindacalisti, gente comune che denuncia i tagli ai fondi per la scuola per una scarsa considerazione del diritto allo studio da parte delle istituzioni, rivendica il diritto alla casa da parte di chi non ce l’ha, ricorda l’importanza di dare solidarietà concreta ai lavoratori da parte degli altri componenti del tessuto sociale, siano essi studenti, pensionati, disoccupati, etc., richiamando anche con dolore alla mente la morte dei sette operai alla ThyssenKrupp di Torino (2007) per la non applicazione di legittime misure di sicurezza sui luoghi di lavoro.
“Dobbiamo riportare la discussione sui reali bisogni dei lavoratori e coinvolgere quante più persone, poiché non ci sarà sempre un grande testimonial ad accendere i riflettori sulle nostre problematiche”, afferma Fabrizio Tomaselli, dell’esecutivo nazionale Usb, nel corso del documentario. A fine proiezione, nell’incontro al Nuovo Cinema Palazzo, interviene Federico Altieri, dicendo: “Ci si sconcerta per vicende eclatanti come quella di Batman – lo scandalo alla Regione Lazio per lo sperpero di enormi somme di denaro pubblico, 2 milioni di euro, del quale è accusato Franco Fiorito, ex capogruppo Pdl – ma occorre sconcertarsi per i fatti di legalità malata a prescindere dalla loro entità”.
Per Checchino Antonini, coordinatore del dibattito, un gran risultato è quello di esser riusciti a radunare tante energie, e a creare un punto di partenza per dare risposta ai problemi nei rapporti tra intellettuali, centri di potere e lavoratori. E prosegue dicendo che un episodio che aggiunge spessore umano e politico al regista è quello riportato dalla testimonianza diretta di Bernardino Piras del Comitato di quartiere Vigne Nuove.
Piras afferma che nel 1995 anch’egli in nome del Comitato si rivolge a Ken Loach per porre in atto una rassegna cinematografica di quartiere, invitandolo a visitare i luoghi dove quasi cinquant’anni prima erano state effettuate le riprese del film di Vittorio De Sica ‘Ladri di biciclette’ del 1948, uno dei massimi esempi di neorealismo in Italia. Loach risponde di esser ben disposto a incontrarlo proprio perché il Comitato non aveva denaro. Il noto regista dopo aver dato risposta immediata si pone a disposizione di un quartiere all’estrema periferia di Roma, divenendone presidente onorario e l’anno seguente, quando potè effettivamente essere posta in atto la rassegna cinematografica, vi si reca, manifestando platealmente il suo appoggio all’iniziativa.
Piras termina col dire: “Le lobby del circuito cinematografico romano si son appropriate anche dell’Estate Romana. E’ faticoso e difficile entrare in quel circuito senza fondi o conoscenze. Andammo avanti con la rassegna cinematografica fino al 2008 poi ci tolsero i fondi perché (l’invito alla riflessione) dava fastidio. Ma sappiamo che c’è sempre un uomo giusto dalla nostra parte, Mr Loach, che lotta con noi e non si fa condizionare dal potere, come dovrebbero far tutti”.
Guido Lutrario, Federazione romana Usb: “Il prossimo congresso sindacale Usb che si terrà a giugno del 2013 costituirà una svolta. Occorre cambiare le modalità di far la lotta sindacale alla luce degli odierni mutamenti nel mondo del lavoro e di nuove leggi che restringono ai lavoratori la possibilità di organizzarsi. Occorre creare nuove forme di attività sindacale sul territorio, facendo crescere il dialogo con il mondo della cultura, rappresentato da artisti e intellettuali, e con chi è fuori dal mondo del lavoro. Intendiamo, secondo la distinzione attuata dall’intellettuale palestinese Edward Said – tratta dalle riflessioni del sociologo americano Charles Wright Mills – dialogare con gli intellettuali Outsiders – marginalizzati e quindi non omologati ai resoconti ufficiali dei centri di potere – che tentano di dar voce alle persone comuni”.
Luca Mascini alias Militant A, cantante di Assalti Frontali, gruppo underground di rap italiano che pubblica i suoi album musicali come etichetta indipendente, al di fuori dell’industria discografica internazionale: “Condivido il pensiero di Loach specie quando dice che il premio più grande è condividere una battaglia. Io in vent’anni di attività mi sono sentito abbastanza solo. I compagni tante volte sono anche artisti, mentre è difficile trovare un artista che sia anche un compagno” e il suo intervento provoca scroscianti applausi nell’ampio salone del Nuovo Cinema Palazzo di Roma.
Prosegue dicendo: “Pochi artisti son disposti a rinunciare a qualcosa come ha fatto Loach e soprattutto a reggere l’emarginazione che ne deriva. Le morti sul lavoro nel comparto dello spettacolo si verificano per il fatto che gli artisti, per timore d’esser marginalizzati, non si oppongono alla non applicazione dei margini di sicurezza da parte della grande industria. Palchi montati troppo rapidamente in una notte. Tutti fan finta di non vedere. Le band musicali in genere non partecipano ai momenti veramente creativi come ad esempio le manifestazioni. Ci sono artisti che nei testi delle loro canzoni alimentano menzogne, in esse chi va al corteo con il casco viene presentato quale individuo negativo che tende a nascondersi, mentre magari indossa questo copricapo solo per evitare manganellate indiscriminate da parte di chi dovrebbe garantire l’ordine. Altri artisti pur dichiarandosi di sinistra vanno alla Festa della Scuola al fianco del sindaco Gianni Alemanno, di area pdl, mentre tutti lottiamo contro l’allora Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Altri ancora fanno sponsorizzare il loro ultimo disco da uno dei più grandi colossi bancari italiani mentre noi manifestiamo contro di essi e il capitalismo in genere. L’artista per lavorare si piega a pagare un prezzo? E pensa che la gente non s’accorga di ciò? Noi personalmente cerchiamo di seguire una certa linea. Le cose più belle che ho fatto sono quelle a carattere sociale. Ma d’altra parte in vent’anni d’attività non son mai stato chiamato a intervenire al concerto del 1 maggio che si tiene annualmente a Roma in Piazza S.Giovanni. Solo se sei in linea col potere vai sul palco”.
Per il giornalista Fausto Pellegrini di RaiNews, intervenuto all’incontro in occasione della proiezione del docu-film, non riusciremo mai a dire grazie abbastanza a persone come Ken Loach per il loro operato. Per lui l’informazione oggi rischia di essere distraente e patologica e per arginare il pensiero lo si emargina. “Occorre rompere questo tipo di meccanismo ed espletare una funzione di carattere pubblico. L’informazione libera è un dovere costituzionale. Deve partire dal basso ed essere costruita assieme alle varie realtà sociali”. Il tipo di narrazione cambia a seconda del punto di vista prescelto. Cita il filosofo statunitense contemporaneo Noam Chomsky dicendo ‘l’opposizione serve a sostanziare il pensiero dominante’. Al pari di questi rammenta il pericolo di manipolazione dell’opinione pubblica da parte delle lobby di mercato con l’addomesticamento dei media.
Per il sindacalista Giorgio Cremaschi che, a differenza di altri, pur appartenendo alla Cgil è intervenuto alla serata incontro indetta dall’Usb, occorre fare una battaglia contro i mostri sacri della sinistra che fanno le lotte quando non costa nulla. “Non ci si può definire a favore del reddito minimo garantito e poi schierarsi a favore del Fiscal Compact – Trattato di Stabilità, in vigore da gennaio, che prevede l’obbligo di pareggio in bilancio da parte dei Paesi europei aderenti – poiché l’una cosa esclude l’altra. Occorre un meccanismo di rottura, una battaglia volta a un gran cambiamento culturale. È una cosa insopportabile che non vengano le rappresentanze difronte a una lotta per il ‘pane e le rose’, – citando i versi di una poesia di James Oppenheim gridati ai primi del ‘900 in occasione di uno sciopero in una città dell’America del Nord – contro lo sfruttamento dei lavoratori”.
L’attore Lamberto Consani, in polemica con i detentori di altre scelte, ha affermato di essere anch’egli iscritto alla Cgil, ma di non essersi creato problemi nel recarsi all’incontro con l’Usb. “Ken Loach è una persona ammirabile per aver preso in maggior considerazione il premio alla coerenza rispetto al premio alla carriera. Il mondo dello spettacolo è soggetto alla subordinazione del potere e ciò è ancor più avvalorato dal fatto che, molte delle persone che gravitano in tale mondo, non solo non si astengono dalle critiche a Loach, ma lo attaccano”.
‘Dear Mr Ken Loach’ è il narrato di una giornata storica perché attraverso il rifiuto di un premio del Ttf si è giunti alla riaffermazione dei diritti e della dignità dei lavoratori difronte a tutta la comunità internazionale.