Roma, lunedì 15 luglio 2013 – A due anni dalla promessa fatta Oscar Farinetti, imprenditore appassionato del made in italy, è pronto a portare il suo colosso enogastronomico dedito allo slow food nel capoluogo pugliese, creando un tempio del buon gusto che a suo dire “ sarà l’unico al sud d’Italia per i prossimi 10 anni”. Il nuovo “luna park” del buon cibo occuperà circa 8.000 mq nella Fiera del Levante e sarà inaugurato ad agosto, a ridosso della “ Campionaria di settembre”, la manifestazione principale della fiera che, ospitando più di un milione di visitatori e duemila espositori da tutto il mondo, promuove l’incontro e la conoscenza delle più diverse culture culinarie. Dopo il grande successo di Eataly nelle maggiori città italiane (tra le tante Roma che ospita il più grande al mondo), Farinetti sceglie Bari come sue prossima scommessa consapevole che “ Il marchio di cucina pugliese sia di moda e grande vendibilità”. Farinetti crede nelle potenzialità della “terra del levante” e la Puglia, ad unanimità, crede senza dubbio in lui per tornare alla ribalta nel mercato italiano e d’esportazione.
Vendola, presidente della Regione, considera Farinetti “l’imprenditore dell’economia della qualità, bellezza ed intelligenza” e smentisce ogni scetticismo intorno al nuovo progetto convinto che “ investire in una realtà come Eataly porterà benefici all’immagine del territorio”. Della stessa idea è Gianfranco Viesti, presidente di Fiera, che, pur parlando di “investimento coraggioso in tempo di crisi”, sa di essersi legato ad un partner di grande qualità, capace di “accrescere il valore del patrimonio culinario pugliese favorendone la visibilità e l’esportazione”.Eataly, il cui nome è una crasi di Eat e Italy, nasce a Torino nel 2007 come filone culturale di riscoperta delle nostre radici enogastronomiche. Vanta oggi 23 saloni in tutto il mondo, ognuno dedicato ad un valore metafisico: Torino ( armonia), Roma (bellezza), Genova (coraggio), New York ( dubbio) e continuerà ad espandersi a macchia d’olio forte della capacità del nostro “imprenditore poetico”, come si autodefinisce, di trasformare la passione per il buon cibo in un affare senza confini. Il Made in Italy gode di fama mondiale eppure difficilmente si contraddistingue nell’export. Farinetti questo lo ha sempre saputo ed è riuscito a trasformare il valore del “buon vivere italiano” nel combustibile capace di far ripartire la macchina targata Italia da qui al prossimo futuro.
Eleonora Negro