Azioni e obbligazioni Alitalia sono ormai carta straccia. La possibilità che gli investitori possano recuperare i propri risparmi appare più che mai improbabile: il fondo “conti dormienti”, previsto per risarcire le vittime delle frodi finanziarie, è già stato in gran parte utilizzato per sostenere i costi della Social Card
di Andrea Aidala
aaidala@lacittametropolitana.it
Roma, domenica 1 febbraio 2009 – Il caso Alitalia continua a far discutere. La vendita al gruppo d’imprenditori italiani CAI, dopo aver saccheggiato le tasche dei contribuenti, fa visita a quelle dei risparmiatori. In seguito alla sospensione del titolo della vecchia compagnia tricolore, avvenuta il 4 giugno scorso, lunedì appena trascorso la Borsa ha compiuto l’ultimo atto: il titolo è stato cancellato dai listini e 715 milioni di euro di obbligazioni convertibili sono stati eliminati con un semplice colpo di spugna. Gli obbligazionisti, già in precedenza turbati dalla forte svalutazione dei loro titoli subito prima che fossero sospesi, faranno parte del bacino creditori che attendono di essere risarciti dal Commissario Fantozzi con i proventi di vendita degli asset non acquistati dalla cordata italiana. Un destino ancora più incerto invece attende i 40 mila azionisti della vecchia compagnia di bandiera. Questi, non essendo creditori ma partecipanti passivi al capitale di rischio della società, dovranno attendere il 31 maggio per sperare in qualche sorta d’indennizzo previsto dal Governo Berlusconi nell’agosto 2008. Un risarcimento che rischia di venire a mancare o, per lo meno, di rivelarsi prettamente simbolico. La misura di questo rimborso, infatti, dipenderà dalla distribuzione alle vittime delle frodi finanziarie, come quelle di Parmalat e Cirio e possessori di obbligazioni argentine, del Fondo alimentato dai cosiddetti “conti dormienti”, risorse private quali assegni bancari circolari non riscossi e depositi inutilizzati da oltre 10 anni.
Oltre al rilevante numero dei candidati beneficiari del provvedimento governativo, a generare preoccupazione nell’animo degli azionisti vi sono i dubbi sull’effettivo contenuto del Fondo ad essi destinato. Secondo Massimo Giannini, giornalista de “La Repubblica”, dei 2 miliardi di euro previsti, il recupero da parte del tesoro dei conti dormenti ha fruttato meno di 800 milioni tra l’altro “buona parte dei quali dirottati a coprire i costi della Social Card”. Le rassicurazioni ai risparmiatori, espresse nell’estate scorsa dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti insieme al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella ormai storica frase “nessun risparmiatore ci rimetterà un euro”, sembrano essere state gettate in balia del vento gelido dell’indifferenza: gli obbligazionisti, non possedendo alcun diritto di prelazione sul capitale Alitalia in liquidazione, saranno costretti a spartirsi le briciole, e gli azionisti, colpiti dalla loro parte da un ingiusto agire del Governo, a sperare in risorse per lo più già utilizzate. Per quest’ultimi però esiste la possibilità di far sentire la loro voce, poiché diverse organizzazioni dei consumatori quali Adusbef, Federconsumi e Consumatori Associati, hanno nelle settimane passate chiamato a raccolta gli azionisti Alitalia per organizzare azioni legali di rivalsa al fine di recuperare almeno qualcosa dei loro risparmi. Una sorta di “Class Action” per ottenere giustizia per una vendita che non ha seguito l’opportunità di mercato ma un preciso volere politico, una manovra che ha pesato sui risparmiatori e sull’intera collettività che si è trovata a dover sostenere, secondo Adusbef e Federconsumatori, “costi enormi addossati sulla fiscalità generale, pari a 4 miliardi di euro”.
Ad avere la peggio gli ex dipendenti Alitalia. Dopo essere stati per così dire raggirati sulla questione esuberi, ricordiamo sui 3600 previsti da CAI se ne contano oggi più del doppio, si sono visti cancellare ogni legame di credito con la vecchia compagnia tricolore. In un non lontano passato in molti, in cambio di migliorie economiche sul fronte rinnovo contratti, si sono visti ricevere titoli azionari o obbligazionari della società. Per gli ex lavoratori Alitalia però le speranze di vedersi riconosciuto un indennizzo per i titoli posseduti pare più probabile rispetto ai semplici azionisti esterni. Si potrebbe tentare, e le possibilità sembrano concrete, di far apparire, agli occhi dei giudici, i titoli posseduti da ex lavoratori quali crediti da lavoro per loro natura privilegiati nella classifica dei creditori. Brutte notizie invece per chi spera in una riconversione dei titoli posseduti della vecchia società alla nuova acquistata da CAI, avanzata dallo stesso Esecutivo Berlusconi: la nuova società aerea dei 16 non varcherà i cieli della Borsa almeno per i prossimi tre anni.
Il rimpianto della vecchia offerta Air France-Klm, concertata con il Governo Prodi e respinta perché non garante dell’italianità della compagnia, si fa sempre più forte. L’offerta dei franco-olandesi, oltre a comprendere l’accollo per la compagnia d’oltralpe di tutte le passività di Alitalia, mostrava garanzie sul futuro dei risparmiatori.
La vendita dell’ex società aerea di bandiera si sta rivelando ogni giorno sempre più un affare per Collaninno ed i suoi, ma una frode ai danni di risparmiatori, contribuenti ed ex dipendenti Alitalia.