Una Panda in Italia costerà 8.500 euro, in Germania 4.990. Gli incentivi tedeschi superiori a quelli messi in campo dal Governo Italiano. Il prevedibile boom delle importazioni rischia di penalizzare il settore auto del nostro Paese. Dubbia la copertura finanziaria del provvedimento

 

di Andrea Aidala
aaidala@lacittametropolitana.it

Sabato, 7 febbraio 2009 – Un piano da 2 miliardi di euro per risollevare le sorti dell’industria dell’auto, moto, elettrodomestici e mobili. Un provvedimento atteso e ritenuto indispensabile per garantire il lavoro di migliaia di persone.
Per quanta riguarda il settore delle automobili il Governo non ha fatto altro che prolungare e potenziare gli incentivi sulla rottamazione già concertati negli anni passati: è previsto un bonus di 1500 euro per l’acquisto di un’auto Euro 4 o 5, 2500 euro per chi decida di cambiare il suo vecchio veicolo commerciale leggero Euro 0,1 o 2 per uno nuovo e 500 euro per chi compera un mezzo a 2 ruote che non sia superiore ai 400cc di cilindrata. 1500 euro sono previsti anche per l’acquisto di auto ecologiche, a metano, elettriche, a idrogeno e gpl con emissioni non superiori a 120 g/km di Co2, 2000 euro per veicoli gpl con emissioni inferiori a tale soglia ed infine 3500 euro per automobili a metano, elettriche e a idrogeno con emissioni al di sotto di 120 g/km2 di Co2. Sale il contributo statale da 350 euro a 500 per chi decide di trasformare la propria vettura da benzina a Gpl e da 500 a 600 euro per chi sceglie il metano. Nessuna esenzione del pagamento del Bollo per chi acquista una nuova vettura. L’incentivo alla rottamazione interesserà, secondo le stime rese note dal ministro dello Sviluppo Economico Scajola, 15 milioni di vetture, tutte immatricolate fino al 31 dicembre 1999.

Nonostante Confindustria e lo stesso mercato azionario abbiano accolto con favore il pacchetto messo a punto dall’Esecutivo Berlusconi, dubbi aleggiano sulla reale efficacia del provvedimento stesso. Il piano, infatti, si presenta in ritardo sulla scena europea e ne subisce inesorabilmente la concorrenza. Facciamo un esempio: Una Fiat Panda, 1.2 di cilindrata a km 0, in Italia costa intorno ai 10.000 euro, con rottamazione 8.500 euro, in Germania la stessa vettura nuova ancora da immatricolare, 4.990. Una disparità dovuta al fatto che il Governo Tedesco ha stanziato risorse di molto superiori a quelle previste dall’Esecutivo italiano e che potrebbero finire per danneggiare l’intero comparto dell’automobile del nostro paese, vediamo come. Se per un comune cittadino italiano risulterebbe poco conveniente e difficile trasportare la vecchia auto in Germania, rottamarla, comprarne una nuova e portarla in Italia corrispondendo Iva e spese d’immatricolazione, per un grande dealer (operatore finanziario), comprare ed importare auto tedesche in grandi quantità, è molto più semplice e costituisce un vero e proprio affare. In realtà l’esecutivo tedesco ha previsto che il provvedimento riguardasse auto immatricolate in Germania da più di un anno, ma tale clausola pare sia destinata ad essere giudicata dall’Europa illegittima poiché in contrasto con la normativa Ue vigente. Le maggiori opportunità di profitto dovuti ai forti sconti tedeschi potrebbero, con molta probabilità, comportare un forte aumento delle importazioni, rischiando così di compromettere l’attività dei rivenditori italiani di auto che dovranno fare i conti con un mercato invaso da vetture sottocosto provenienti da oltralpe. Le previsioni di forti disagi che lo stesso amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, aveva paventato nell’eventualità l’Europa unita non fosse stata capace di concertare un’azione comune di aiuto al settore auto, pare si stiano rivelando esatte.

Il ministro Tremonti ed il premier BerlusconiMa i problemi non sembrano finire qui.
Oltre all’efficacia del provvedimento, a destare incertezza vi sarebbero anche le coperture al decreto salva auto, elettrodomestici e mobili, annunciate dal Ministro dell’Economia Tremonti e dallo stesso premier Berlusconi. Mentre quest’ultimo ha dichiarato che tali “incentivi si ripagheranno con maggior gettito fiscale derivante da maggiori acquisti, minori costi della cassa integrazione, minori costi per danni derivanti da inquinamento ambientale e più sicurezza con meno incidenti e minori costi per sanità pubblica", tutte eventualità in alcun modo prevedibili, il Ministro dell’Economia ha parlato di “residui” ovvero “soldi non spesi che sono in Bilancio”. Risorse che, a dire dello stesso Tremonti, sarebbero disponibili “in quantità enormi” e che renderebbero superfluo l’incidere ulteriormente sul debito pubblico, ma che, a quanto pare, non hanno permesso al Governo di proseguire spediti con il potenziamento degli ammortizzatori sociali e attendere l’accordo con le Regioni, di utilizzare i proventi dei conti dormienti finalizzati a risarcire le vittime delle frodi finanziarie (Cirio, Parmalat, Alitalia e titoli argentini) per coprire in gran parte i costi della social card e, infine, di evitare d’immettere sul mercato nuovi titoli di Stato per finanziare il pacchetto anticrisi.