Roma, venerdì 9 giugno 2017 – Caos alla Camera per l’approvazione dell’emendamento presentato da Micaela Biancofiore che elimina i collegi maggioritari che la legge elettorale manteneva in vigore in Trentino Alto Adige. Con il voto favorevole anche dei Grillini si introduce nella Provincia a Statuto Speciale il riparto proporzionale dei collegi, come il testo di legge proposto da Emanuele Fiano fa per il resto del territorio nazionale. Questo ha scatenato la reazione del Pd che minaccia di affossare la legge elettorale. Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, ha dichiarato che la Legge elettorale è morta, perché non sono stati rispettati gli accordi, nati in Commissione Affari Istituzionali. Secondo il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle non rispetterebbe i patti e per questo sarebbe inaffidabile e inutile continuare il percorso comune. Si tratterebbe, se questo fosse vero, di un brutto stop del cammino per dare agli italiani una legge elettorale affidabile, che possa restituire dignità al Parlamento e far eleggere deputati e rappresentanti voluti dai cittadini.

La bagarre nascerebbe dal fatto che il Pd si sarebbe fatto garante con la Südtiroler Volkspartei del mantenimento del Mattarellum in Trentino Alto Adige, ossia del mantenimento di una posizione di vantaggio per una forza politica minoritaria nel Paese, determinante per i voti al Senato (la SVP ha cinque deputati e quattro senatori). Una cosa un po’ difficile da capire e da digerire. Partiamo dal presupposto che la Provincia Autonoma di Trento e Bolzano è Italia. Fa parte dei nostri confini dalla fine della Prima Guerra Mondiale e che quindi, a distanza di un secolo, quelle che erano state alcune concessioni alle popolazioni di quei territori dovrebbero venire meno. Oppure, sarebbero da estendere a tutta la Penisola visto che si sono rivelate benefiche per quei luoghi tanto da resistere invariate. Facendoci scoprire magari che sono positive anche l’Italia intera.

Detto questo in modo preliminare, anche un po’ provocatorio, per il sentire comune della maggior parte degli Italiani la questione è di lana caprina. Nell’assetto generale della nuova Legge Elettorale ci sono circa 700 emendamenti che dovranno ancora essere discussi. Se questi non stravolgono il disegno generale ma migliorano la legge, potranno anche verificarsi maggioranze alternative. Inoltre i parlamentari, o comunque i partiti, avranno anche la possibilità di esprimersi in maniera autonoma, se ancora non stravolgono la legge. Altrimenti perché conservare quasi mille tra senatori e deputati, se poi si deve fare comunque come decidono in pochi? Tanto varrebbe ridurne drasticamente il numero e le spese. Infine, dato che il Referendum ha bocciato la riforma della Costituzione, siamo sempre nel bicameralismo parlamentare perfetto, per cui la legge dovrà passare il vaglio della Camera e poi approdare al Senato, dove si potranno apportare ulteriori modifiche. È quindi incomprensibile la baraonda che è stata sollevata un minuto dopo l’approvazione dell’emendamento Biancofiore, che tra l’altro è una parlamentare del Trentino.

Questo strepitio fa più male al Pd che ad altri, perché fa emergere un partito poco aperto alla dialettica democratica. Va bene essere giunti ad un accordo per varare a larga maggioranza una legge elettorale che sia giusta per il Paese, in sostituzione tra l’altro di una precedente che gli Italiani hanno sonoramente bocciato. Ma che si faccia saltare un buon accordo solo perché in una piccola parte del territorio italiano doveva essere conservata il Mattarellum è assurdo (dato poi che non è tutta questa bontà di Legge). La domanda allora è: perché una legge elettorale non deve valere per tutti i suoi abitanti? In questo caso non si vanno a toccare le autonomie di quella Regione, ma si dice solo che i rappresentanti di Camera e Senato, provenienti da quei territori, saranno scelti esattamente come tutti gli altri. Non uno scandalo, anzi una proposta di buon senso. Eppure, secondo fonti Ansa, per il capogruppo Pd Ettore Rosato il mantenimento in Trentino Alto Adige del Mattarellum era “una pregiudiziale irrinunciabile”. La cosa è incomprensibile e su questo il Partito Democratico rischia di perdere altri voti oltre che la faccia.

Di Stefania Basile

Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».

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