Roma, sabato 21 gennaio 2012 – “Sei felice?” chiede al pubblico, come rivolta ai suoi figli piccoli. “Ti rubavo i denari Soriano! Coi soldi suoi ho fatto crescere i figli miei…Non ho fatto mai mancare niente ai figli miei, tranne la madre…Ho pensato sempre a loro, ma il vuoto dell’anima chi l’ha riempito? Malafemmena so’ stata e tale son rimasta” pronuncia in scena con un filo di voce in dialetto napoletano e con il tormento nel volto la bravissima Liliana Stanziani. Le movenze, il tono vocale ed il grado di passionalità danno forma a fermi immagine di un passato di dolore. Sullo sfondo di un calzante rap napoletano, l’amara realtà della città del Vesuvio del dopoguerra viene qui attualizzata e posta a matrice delle miserie di tutta l’umanità. Il grido di Filumena che inconsapevolmente incarna il dramma della devastazione morale del proprio Paese apre un varco di riflessione sugli odierni cedimenti della società italiana alle prese con ingiustizie e povertà. La principale differenza tra la versione originaria scritta da Eduardo e ‘Filumena Forever’ risiede nel fatto che qui la protagonista non perdona affatto a sé stessa l’abbandono dei figli.
Ma questa popolana partenopea dalle espressioni bizzarre nell’atto di rivelazione della sua lotta per sfamare e legittimare la propria famiglia cessa d’apparire una sgualdrina in cerca di rivalsa sociale e diviene comunque madre agli occhi di tutti. Filumena nonostante le umiliazioni e la messa in vendita del proprio corpo per sfuggire alla fame, resta sempre ancorata a sani principi e trova in sé la forza per sopravvivere. Pur conducendo vita dissoluta paradossalmente è proprio lei a far legge dei propri doveri di madre. La grandezza di questa donna, attraverso un passato di battaglie e d’infinita solitudine, è infatti nell’appello ad un ritrovato senso d’appartenenza sulla base della solidarietà. La grandezza della vicenda è nel richiamo ad un clima di coesione a tutt’oggi latitante, ad una smarrita dimensione etica nel sociale. Filumena, pur nella negatività della propria esistenza, rappresenta quella parte di società laboriosa che lotta in prima persona per garantire a sé ed ai propri figli il diritto alla sopravvivenza. I suoi tre nipoti in questa rivisitazione teatrale possono assurgere a simbolo della battaglia egualitaria dei vari ceti della società. La protagonista dedica la propria retrospettiva esistenziale ad essi quasi a voler tramandare alle ultime generazioni l’importanza dei valori familiari minati da eventuali dissolutezze di vita.
Notevole la recitazione fortemente ispirata della protagonista Liliana Stanziani, che reca in scena con maestria il dolore di una madre che ha smarrito l’amore dei figli. A forte impatto emozionale anche la scelta delle musiche nel contrasto tra la melodia di ‘Malafemmina’ di Totò cantata da Mina ed i brani pop di Pino Daniele e Nino D’Angelo, nel contrasto tra un brano classico quale l’Ave Maria di Schubert interpretato da Celine Dion ed un sound di ribellione quale il Raggamuffin dei 99 Posse. La musica scandisce gli stati d’animo di Filumena. Ella si agita tra il desiderio di un nido d’amore evocato da un brano di musica classica e la rabbia evocata da un rap in stile afroamericano dal sapore del riscatto. Belle le coreografie e la performance dei tre ballerini che mimando al rallentatore una corsa tra il buio e la luce riflettono la metafora della corsa alla sopravvivenza dando un’energia particolare alla drammaturgia di base. “I figli so’ figli, ma io il bene dei figli l’ho perduto…i figli si tengono in braccio quando so’ piccirilli…altro che mamma di tutte le mamme”. E come disse lo stesso Eduardo: “Al mondo ci son cose più importanti della proprietà”, ad esempio la riflessione circa la necessità di riedificazione di un intero assetto socioculturale perduto.
‘Filumena Forever’ ad Essenza Teatro di Roma dal 14 al 22 di gennaio 2012. Regia: Paolo Perelli. Interpreti: Liliana stanziani. Corpo di ballo: Gaetano De Biase, Teresa Guarnieri, Veronica Iasevoli.