Roma, mercoledì 1 giugno 2011 – Via libera all’eco-sostenibilità anche nella moda. Plastica, bamboo, canapa diventano la materia grezza con cui creare capi di tendenza. Si tratta di realizare dei prodotti tenendo conto dell’impatto ambientale che potrebbero avere. Si cerca di sensibilizzare i più giovani ad un uso e un consumo più coscienzioso dei propri beni, e si esortano le aziende a optare a dei metodi di produzione più responsabili e ecosostenibili. Sono molti i marchi che hanno impostato intere collezioni su questa tematica. Gap, Topshop e ora anche H&M, casa svedese nota per la sua moda a basso costo. Si chiama “Conscious Collection” la collezione primavera/estate, prodotta con poliestere e bottiglie riciclate, scarti tessili, cotone e lino organico, arrivata nei negozi nell’aprile scorso. Predominante è il bianco, trait d’union dei capi uomo, donna e bambino. Sono presenti anche alcune organizzazioni, tra cui “The National Association of Sustainable Fashion Designers”, che danno la possibilità ai giovani stilisti di realizzare questo nuovo concetto di moda e proporre strategie alternative di mercato . Un fenomeno che, già diffuso negli Usa, ora sta compiendo i suoi primi passi in Italia.
L’associazione bolognese “Impronta Leggera” in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, ad esempio, ha creato il progetto “Green à porter”. L’obiettivo principale è quello di aprire una scuola di eco-fashion, dove offrire un corso di studi specifico e mirato, dando inoltre visibilità con un evento annuale agli studenti che vivono e lavorano nella precarietà. La prima sfilata è prevista a giugno, mentre l’avvio del master avverrà nel mese di ottobre. Si è invece concluso ad aprile l’“Ecofashion Lab”, un concorso che ha coinvolto alcuni degli studenti delle migliori scuole di moda milanesi, invitati a realizzare un capo sostenibile. Non è che una delle molteplici iniziative promosse da “AIESEC”, organizzazione internazionale gestita per intero da studenti e volta a scoprire nuovi volti imprenditoriali. La “Youth Driven Sustainable Change”, nome del progetto, ha messo in palio due borse di studio per un corso di formazione presso “Altis”, l’alta scuola d’impresa e società dell’Università Cattolica, e l’opportunità di esporre il proprio lavoro in “The Hub”, una rete internazionale di spazi fisici dove imprenditori e professionisti si scambiano idee e conoscenze.
L’etica del riciclo e del riuso si diffonde anche sul web. Il sito principale è ecofashionworld.com, un circuito di ricerca degli stilisti, dei brands e dei negozi che promuovono l’eco-fashion. Costantemente aggiornato con immagini e informazioni da tutto il mondo, offre una panoramica delle molteplici possibilità che si hanno di scegliere di acquistare responsabilmente. Marketplace.asos.com invece è una community che si fonda sulla compravendita di capi ed accessori vintage. In poche parole, un mercatino dell’usato virtuale dove ognuno può mettere in piedi una propria impresa e mettere a punto un proprio marchio. Entrare in affari non è mai stato così facile.