Roma, venerdì 11 novembre 2011 – Dopo il voto che ha consacrato la fine della Maggioranza alla Camera del terzo governo Berlusconi, il Cavaliere ha dovuto accettare la sconfitta e far diramare un comunicato dalla Presidenza della Repubblica, che si sarebbe dimesso un minuto dopo l’approvazione del Ddl Stabilità. Un tocco di destrezza politica che potrà sempre essere rivendicato come un’imposizione esterna da parte del Presidente della Repubblica. Il premier potrà sempre dire che lui quelle parole o quelle intenzioni non le ha mai avute ed è stato scippato. Giorgio Napolitano in questo momento è il vero arbitro della situazione. Anche il fatto che nelle ore immediatamente precedenti la presentazione in Senato del maxi emendamento alla Legge di Stabilità, Tremonti sia dovuto andare da Napolitano per le opportune rilevazioni, sottolinea il pressing esterno del Colle. Che la partita dunque si giochi lì e che la stessa notizia sia lasciata circolare, senza creare ulteriori imbarazzi a Berlusconi, per essere stato di fatto esautorato da tutti (UE. FMI e Presidenza della Repubblica), in realtà è un mezzo vantaggio per lui.
Approvato il maxiemendamento si aprono i giochi. Non ci saranno scene madri e finte dimissioni del Premier. Anzi il copione sarà rispettato alla lettera. È lo stesso Giorgio Napolitano che se ne è fatto garante, contribuendo però il gioco dell’attuale Capo del Governo, che a quel punto non si sarà sporcato le mani in nessun modo con le misure impopolari del maxiemendamento. E non avrà fatto torto alla suo elettorato, ma anche a quanti di centro e di sinistra non vedono di buon occhio nuovi prelievi. Inoltre non avrà fatto interventi impopolari anche sui beni della Chiesa, che ovvio dovrà contribuire per la sua parte alla salvezza dell’Italia. Le mani in tasca agli italiani le metterà il governo tecnico, con il contributo delle sinistre (se Di Pietro si deciderà ad entrare). Per B. l’importante sarà avere garanzie sul fronte della Giustizia. per questo, per avere ancora meno alibi, il centrodestra più berlusconizzato vorrebbe andare al voto, nonostante i sondaggi lo vedano perdente. La frattura al suo interno però è profonda e l’ala dei cosiddetti “nuovi responsabili” preme invece per un esecutivo tecnico.
Berlusconi, inutile dirlo grazie alla sua scaltrezza politica, è già in una posizione privilegiata. Già da adesso ha la scusante che le riforme che ha dovuto far approvare gli sono state imposte. È certo che in campagna elettorale, sul terreno delle promesse e delle parole in libertà, Berlusconi potrà fare ancora la parte del caimano, magari sparando ad alzo zero contro Napolitano, Merkel, Sharkozy, Obama e la sinistra italiana. Inoltre, andando subito al voto con l’attuale legge elettorale il Cavaliere potrà selezionare di nuovo la classe parlamentare, epurare quanti lo hanno tradito e scongiurare il referendum elettorale, che incombe come una ghigliottina sul pessimo sistema elettorale, il Porcellum di Calderoli. Sistema, che è bene ricordare fu introdotto nel 2006, con un colpo di mano della Maggioranza del secondo Governo Berlusconi, solo per indebolire la coalizione di centrosinistra, quando ormai era chiaro che avrebbe vinto. E bisogna dire che il sistema ha funzionato visto che il governo cadde poi al Senato, dopo appena un anno e mezzo dall’insediamento.