Benedetto XVI, ricevendo in Vaticano le lettere credenziali del nuovo capo della delegazione della Commissione delle Comunità europee, Yves Gazzo, ha richiamato l’attenzione sul ruolo primario del cristianesimo nella formazione della civiltà europea

di Lilly Amato
lamato@lacittametropolitana.it

Roma, domenica 25 ottobre 2009 – L’Europa rischia che «il suo modello di civiltà si sfaldi pezzo dopo pezzo», se dimentica le proprie radici cristiane. Essa semmai deve trovare «il giusto e delicato equilibrio» tra l’efficienza economica e le esigenze sociali, salvaguardare l’ambiente e «soprattutto» difendere la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale e la «famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna». Lo ha detto Benedetto XVI in questi giorni, ricevendo in Vaticano le lettere credenziali del nuovo capo della delegazione della Commissione delle Comunità Europee, Yves Gazzo. Il discorso, pronunciato in lingua francese dal Papa, è servito a ricordare «il ruolo di primo piano» svolto dal cristianesimo nella formazione della civiltà europea.

Ratzinger ha elencato i valori attorno ai quali è nata l’Europa: «La pari dignità di tutti gli esseri umani, la libertà dell’atto di fede alla radice di tutte le altre libertà civili, la pace come elemento decisivo del bene comune, lo sviluppo umano – intellettuale, sociale ed economico – in quanto vocazione divina». La Chiesa, ha spiegato il pontefice, quando ricorda le radici cristiane del Vecchio continente «non è alla ricerca di uno statuto privilegiato per se stessa», ma «vuole fare opera di memoria storica ricordando in primo luogo una verità – sempre più passata sotto silenzio – ossia l’ispirazione decisamente cristiana dei padri fondatori dell’Unione europea», e mostrare come la base di questi valori sia rappresentata dall’eredità cristiana. Benedetto XVI si è chiesto come l’Europa possa «omettere il principio organico originale di questi valori che hanno rivelato all’uomo allo stesso tempo la sua eminente dignità e il fatto che la sua vocazione personale lo apre a tutti gli altri uomini con i quali è chiamato a costituire una sola famiglia».

Lasciarsi «andare a questo oblio» significherebbe <<esporsi al rischio di vedere questi grandi e bei valori entrare in concorrenza o in conflitto gli uni con gli altri» o ancora rischiare che essi siano «strumentalizzati da individui e da gruppi di pressione desiderosi di far valere interessi particolari a detrimento di un progetto collettivo ambizioso – che gli europei attendono – che si preoccupi del bene comune degli abitanti del Continente e del mondo intero». «Questo rischio – ha continuato il Papa – è già stato percepito e denunciato da numerosi osservatori che appartengono a orizzonti molto diversi. È importante che l’Europa non permetta che il suo modello di civiltà si sfaldi pezzo dopo pezzo. Il suo slancio originale non deve essere soffocato dall’individualismo o dall’utilitarismo». Il Papa ha quindi affermato che «le immense risorse intellettuali, culturali ed economiche del continente continueranno a recare frutto se saranno fecondate dalla visione trascendente della persona umana che costituisce il tesoro più prezioso dell’eredità europea».

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