Roma, domenica 30 gennaio 2011 – Una ragazza che è partita dalle canzoni live, arrivando alla techno per approdare, infine, in radio Zero Sei dove, ogni martedì dalle 22 alle 23, passa dischi della “sua” musica elettronica. La vedo da lontano mentre si fa spazio tra la gente col suo telefonino all’orecchio, gli occhialoni neri che le coprono il viso e quell’ abbigliamento “altervativo” che la contraddistingue compresa una inseparabile sciarpa, che veste in tutte le stagioni, e una catenina al collo con su scritto “Iaia”. Lei è Flavia Elisabetta Munafò, per gli amici “Iaia”, ma per quei molti che la seguono è (Mademoiselle) Amélie una deejay italo – francese che è riuscita a sgomitare tra i tanti deejay uomini e in questa intervista ci dice come.

Com’è iniziata la tua passione per la musica? Come sei arrivata ad essere (Mademoiselle) Amélie?
Inizialmente perché mio padre faceva il deejay quindi vengo da una famiglia incline alla musica. All’età di 15 anni ho cominciato a suonare in un gruppo, le Urge Nicotina, passando dalle corde vocali, alla batteria fino ad arrivare al basso. Parallelamente ho iniziato a vedere come “giravano” i piatti, la cosa è continuata così fino a quando ho smesso di suonare live e mi sono concentrata unicamente sul fare la deejay. Quindi sul mondo della notte: discoteche, feste, aperitivi, tutte le possibili situazioni dove potevo suonare la mia musica lavorando solo sui dischi. La storia del nome è più creativa: tutti mi conoscono come Iaia, e un nome da dj proprio non mi veniva in mente. Un giorno la mia migliore amica, mentre stavo sul divano a leggere un libro di Amélie Nothomb,  mi dice: «lo sai che con questa frangetta e questo caschetto sembri Audrey Tautou, la protagonista di “Le Fabuleux Destin d’Amélie”?», del resto io sono sempre ancorata nel mio mondo, quindi ci stava a pennello e così mi si è attaccato ed è diventato parte di me.

Quale genere musicale preferisci suonare?
Tendenzialmente il termine suonare dai musicisti nei riguardi dei deejay non è accettato, ma in realtà suoniamo anche noi, perché la preparazione che fai è tale e quale a quella che fanno i musicisti. Io adoro la musica in generale che possa essere il jazz, anni 20, anni 50 fino all’elettronica più spinta. La cosa che mi piace fare di più è mischiare i generi e sperimentare, specialmente sull’elettronica, che poi dire elettronica in realtà è non dire niente, perché ha miliardi di sottogeneri, perché c’è la Techno, la Drum and Bass , Break Beat e vari altri, quindi sono tutti i suoni che riesci ad incorporare con una cassa molto spinta. Quindi preferisco suonare l’elettronica, ma in un modo molto ampio.

Come definiresti dal punto di vista professionale il tuo 2010?
Nel 2010 mi sono concentrata maggiormente sulle mie composizioni, oltre a fare la deejay a me piace anche produrre delle tracce che poi possono passare, nei miei deejay set in radio ZeroSei o nei miei deejay set live, quindi in discoteca o in vari locali. La maggior parte del mio 2010 è stata una “relazione” con il computer, per cercare di trovare dei suoni che mi piacessero e creare un numero possibile di tracce, che vanno sempre viste, riviste e aggiustate, anche perché io sono una grandissima autocritica e precisina, per poi arrivare a fare come ultimo progetto, spero nel più breve tempo possibile, un mio cd intero.

Mi hai accennato di Radio ZeroSei. Quando è iniziata la tua esperienza e come proseguirà nel 2011?
A Settembre 2010 sono entrata per la prima volta in Radio Zero Sei (www.radiozerosei.it). Suono in questa web radio ogni martedì dalle 22 alle 23, dove posso variare genere come voglio, anche se tendenzialmente passo musica techno. Mi trovo molto bene perché c’è tanta libertà, tanta professionalità, una grande organizzazione e soprattutto lavoro con Fabio Calvari, il direttore, un mentore di grandissima esperienza radiofonica e dei bravissimi colleghi. Infatti dicono che in Radio ZeroSei lavorano i migliori deejay della Capitale tra cui Emanuele Mottarelli (deejay dello Shangoo), Marcello Riotta, Max Coccobello, Luca Condotta e tanti altri.

Dove possiamo ascoltarti prossimamente?
La prossima data sarà il 28 gennaio al Muzak a Via di Monte Testaccio, che continuerà ogni quarto venerdì del mese. È una serata electro – techno free entry denominata “Punto G”, completamente al femminile. Inoltre si sta organizzando ogni secondo venerdì del mese “Revolution in Violence”, un evento itinerante che mi porto nel cuore e nella valigia dalla mia “fuga” in Spagna del 2007, per il quale sto cercando una location appropriata. Infine ho delle collaborazioni abbastanza frequenti con un evento che si chiama “Amigdala” (www.amigdalaqueer.it) che si tiene al “Rising Love”, zona Piramide, che unisce oltre alla musica, delle mostre e dei video quindi possiamo definirlo un nucleo di cultura e arte.

Visto il tuo progetto al femminile, come ti trovi a lavorare in questo ambito in veste di donna, dato che solitamente il deejay è vista come una professione maschile?
Sfatiamo questo mito che il deejay deve essere esclusivamente uomo. Per questo nasce il progetto “Punto G” in collaborazione con un’altra bravissima deejay “Lady Maru”, mentre io sono ai piatti lei lavora con il computer. Quindi abbiamo questo scambio musicale che si fonde benissimo anche se siamo in postazioni differenti. Da una parte si pensa che le donne siano discriminate e dall’altra che siano avvantaggiate, ma in realtà sono forse più discriminate che avvantaggiate, secondo me. Per fare il deejay bisogna sgomitare sia se si è uomini o donne, ma in questo ambito le donne molto di più. Per come la vedo io, la regola principale è innanzitutto onorare il pubblico che viene a ballare e trasmettere energia ed entusiasmo  e, tecnicamente, tenere sempre la pista piena, perché come si dice in gergo, fare uno “svuotone” è il massimo dell’errore.

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